“L’attività della procura |usata per attaccare Napolitano”

di

25 Agosto 2012, 12:12

2 min di lettura

Nella politica, come in guerra, tutto (o quasi) è legittimo, “l’importante è che ognuno faccia correttamente il proprio mestiere e chi ha responsabilità istituzionali non si muova per fare da sponda alle dichiarazioni o rivendicazioni politiche”. Il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, in un’intervista rilascia al Corriere della Sera, torna sulle vicende che hanno portato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a sollevare un conflitto d’attribuzione di fronte la Corte costituzionale.

La questione, come noto, riguarda alcune intercettazioni della procura di Palermo che vedevano a uno dei due capi del telefono proprio il Capo dello Stato. E, spiega Ingroia, “il legittimo conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale è stato strumentalizzato per attaccare la Procura di Palermo. Cosa che ha determinato le reazioni politiche contro il Quirinale. A farne le spese, in ogni caso, sono le istituzioni, e questo non è un bene”. Perché il magistrato non dimentica come, prima che sorgessero le polemiche, Napolitano “ha costituito, in questi anni di aspra contrapposizione, un caposaldo di tenuta istituzionale che ha scongiurato passaggi politico-legislativi che avrebbero danneggiato in modo forse irreparabile l’assetto costituzionale e di equilibrio tra i diversi poteri dello Stato”.

Articoli Correlati

Ma io non posso esimermi dal fare indaginiperché c’è il rischio che la mia attività venga strumentalizzata. Posso solo auspicare che ciò non avvenga” sottolinea Ingroia: “Non voglio fare valutazioni politiche, né su quello che scrive Il Fatto, i cui lettori comunque ringrazio per la solidarietà che ci hanno manifestato, né su quello che scrive il Giornale. E nemmeno su ciò che dice l’onorevole Di Pietro o l’onorevole Cicchitto. Anche quando vedo e sento usare, da quelle testate e dai quei parlamentari, toni ed espressioni che non sempre condivido e non mi appartengono. Tuttavia, come non mi sogno nemmeno di immaginare che il Quirinale sia ispiratore o complice di chi ha usato il conflitto di attribuzione per attaccare la procura di Palermo, vorrei che la procura di Palermo non venisse ritenuta parte di disegno finalizzato a colpire il Quirinale o qualcun altro. Semplicemente perché certe manovre e strategie non ci appartengono. Non c’entriamo. Un conto sono le istituzioni e le loro legittime iniziative, un conto sono le battaglie politiche che utilizzano, a volte strumentalmente, quelle iniziative. È successo, e temo purtroppo succederà ancora. Ma ciascuno resta responsabile solo delle proprie azioni, non di quelle di chi cerca di utilizzarle nella battaglia politica”.

Pubblicato il

25 Agosto 2012, 12:12

Condividi sui social