26 Dicembre 2013, 06:00
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CATANIA- Infagottata e immersa nel tepore della stanza più accogliente di ogni casa, la cucina, trovo Laura Salafia, la studentessa di Sortino ormai adottata da Catania e soprattutto dai tanti catanesi suoi nuovi amici. Sono quasi le sette di sera e si respira l’aria di festa. Ad animare ci sono alcuni amici venuti da lontano per lo scambio di auguri. Mi avvicino a lei e iniziamo a chiacchierare del Natale che ogni anno sembra coglierci impreparati e pensierosi. Un anno che sta per giungere al termine. Tra bilanci per quello ormai trascorso e desideri da realizzare, l’aspettativa per l’anno che verrà.
Un tempo interminabile separa Laura dal giorno di quel tragico momento avvenuto nella piazza antistante il Monastero dei Benedettini, in una giornata di festa, quella che ogni studente vive dopo aver sostenuto con profitto un esame universitario. Oggi Laura si affaccia ad una nuova vita. Già. Perché nulla è più uguale a ieri e anche le azioni più banali, quelle che compiamo istintivamente, meccanicamente possono essere da lei solo immaginate, agognate e, con una chiara presa di coscienza, ricordate.
E i ricordi si affastellano nella mente quasi che uno chiami l’altro e poi ancora un altro in un vortice incontrollabile di emozioni multicolor.
Laura, come trascorrevate il Natale in passato?
“Quanti ricordi … Stavamo in famiglia, riuniti attorno all’albero di Natale illuminato. I miei cugini preparavano il presepe mentre io collocavo i pastorelli o, dopo averli scelti, glieli porgevo, quasi fosse una catena di montaggio. Ma ciò che più mi piaceva era essere insieme, raccolti tra una giocata a carte e i continui tentativi di stuzzicare mio nonno. Scherzavamo e ridevamo di gusto! Quanto ai regali natalizi, gli acquisti non rappresentavano momenti di svago per me infatti cercavo sempre di delegare! Mi sta stretta l’idea del regalo dovuto. Il giorno di Natale, nella mattinata, ci ritrovavamo nella chiesa centrale per partecipare alla Santa Messa e poi avevano inizio i festeggiamenti”.
E quest’anno, invece?
“I miei cugini hanno messo su famiglia e quindi ci sentiamo telefonicamente e ricordiamo quei bei momenti. Tutto quello che c’era ieri non c’è più. Il passato è stato cancellato. Ci restano solo le immagini di quelle feste come anche del quotidiano. E’ un’altra vita, parallela”.
Ma l’affronti col sorriso sulle labbra. Dove trovi questa forza?
“Ho una gran voglia di vivere e poi sono molto credente. Dentro di me avverto una spinta per andare avanti. Ogni giorno mi incoraggio e sorrido alla vita”.
Cosa chiederesti se avessi una bacchetta magica?
“Vorrei guarire subito e tornare a muovermi. A camminare, a correre. E’ciò che mi manca di più. Oggi sono vincolata a questa sedia, entro queste quattro mura domestiche. L’impossibilità di far uso degli arti mi ha portato ad affinare altri sensi. Credo sia inevitabile ciò”.
Le due rampe di scala che ti separano dal portone di ingresso rappresentano per te un ostacolo insormontabile.
“Purtroppo si. Per poter prendere una boccata d’aria nell’immediata via Etnea occorre che intervengano due persone dotate di forza. Soltanto un montascale risolverebbe il problema. Ma ha un costo che non possiamo sostenere. Ecco perché i tanti amici si stanno prodigando per raccogliere il gruzzoletto necessario. La settimana scorsa la cioccolateria di piazza Lincoln ha organizzato un evento per aiutarmi. Confido nella Provvidenza”.
Sono certa che la generosità di quanti ogni giorno ti dimostrano l’affetto che nutrono nei tuoi confronti farà centrare l’obiettivo.
Dobbiamo fare fronte comune, privati cittadini ed istituzioni, a partire dal Comune di Catania fino all’assessorato regionale alla Sanità.
So che ti piace molto leggere. Hai un libro tra le mani in questo periodo?
“Si, quello di grammatica, oggetto dell’esame che andrò a sostenere a gennaio. Mi piace molto anche grazie all’aiuto che un’amica, tutor mi sta dando”.
Ti agita l’idea dell’esame? Vivi lo “spauracchio materia”?
“No, non più. La vita mi ha messo alla prova duramente e ho capito che i motivi per cui stare in tensione sono ben altri . Prima di cominciare l’esame magari c’è un filo di tensione ma tutto svanisce nell’istante stesso in cui si è manifestato”.
Cosa ti senti di consigliare ai tuoi colleghi universitari?
“Di appassionarsi a tutto ciò che fanno e, soprattutto, di scegliere l’università che piace loro senza lasciarsi influenzare”.
Tu hai sempre saputo cosa avresti voluto fare da grande?
“Beh, si. Ho sempre saputo di voler studiare letteratura per trasferire il sapere acquisito ad altri. Non c’è cosa più bella di fare il mestiere che ami”.
Osservo le farfalle appese sulla parete di fronte. Ricordo ancora quel giorno di poco tempo fa, quando con alcune amiche andammo a trovarla durante gli ultimi mesi di ricovero in ospedale per portare un sorriso ed una speranza. Ascoltammo parole forti, determinate pronunciate con non poche difficoltà da Laura. Era lei che ci incoraggiava. A non perdere mai la speranza e la voglia di vivere. Perchè, “nostante tutto, questa vita va vissuta al massimo delle nostre possibilità”, ci disse. Tanti, tantissimi esemplari di farfalle colorate, eteree, inafferrabili che decoravano una triste e asettica camera. Laura le guardava con quegli occhioni vispi che si ritrova. “Le conservo in camera da letto – racconta”.
Le fanno compagnia regalandole attimi di spensieratezza. E, soprattutto, le tengono la mano rinunciando a spiccare il volo per raggiungere mete lontane.
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26 Dicembre 2013, 06:00