04 Maggio 2015, 06:00
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PALERMO – Un’interruzione di circa 16 chilometri che grava sulle tasche dei siciliani. Perché il cedimento del viadotto Himera sull’A19 ha conseguenze economiche abbastanza facili da stimare. L’ha fatto il “Tavolo delle imprese”, che mette insieme associazioni di consumatori come l’Adiconsum, associazioni imprenditoriali come Confcommercio, Confartigianato e Confindustria e sindacati come la Cisl: autotrasportatori, imprese e consumatori perderanno complessivamente due milioni e mezzo al mese per effetto della deviazione su strade alternative, dei maggiori costi per il carburante e delle difficoltà di transito delle merci. Non solo: secondo un’analisi effettuata dallo Studio Meta di Monza e dal laboratorio Traspol del Politecnico di Milano, infatti, i chilometri percorsi in più incidono anche sui portafogli dei semplici cittadini, costretti a pagare il pedaggio sulla Palermo-Messina e ad allungare il viaggio per arrivare a Catania, con un surplus stimato di un milione e mezzo al mese. Totale, 4 milioni ogni trenta giorni.
Sulla tratta Scillato-Tremonzelli si stima un transito giornaliero pari a diecimila veicoli, che di per sé non dovrebbe comportare notevoli impicci per le normali automobili: un flusso abbastanza contenuto per un’autostrada dovrebbe poter essere assorbito dalla rete stradale ordinaria, senza dar luogo a code di carattere apocalittico. Ma in questo caso il condizionale è d’obbligo. Perché dopo il crollo del pilone, la deviazione sul percorso di circa 32 chilometri che transita da Polizzi Generosa, inerpicandosi lungo la provinciale dissestata delle Madonie, porta con sé il divieto di transito a tir e camion con carico superiore ai 35 quintali.
Frane, buche e avvallamenti di un percorso alternativo dunque rallentano le tratte ma dovrebbero avere le ore contate. Secondo il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, infatti, la bretella che dovrebbe “rattoppare” l’autostrada costerà un milione di euro e sarà pronta entro l’estate. Quando comunque la Sicilia verrà riportata a un livello che Unioncamere considera già allarmante: secondo uno studio dell’associazione che riunisce le Camere di commercio, infatti, la capillarità delle infrastrutture in Sicilia è inferiore del 18,8 per cento rispetto alla media nazionale. Crollo o non crollo, cedimento o non cedimento, un gap difficile da recuperare.
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04 Maggio 2015, 06:00