11 Novembre 2008, 16:40
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Nell’area archeologica di Himera, nei pressi di Buonfornello, nel palermitano, è stata scoperta una necropoli. Sono state già individuate circa 500 tombe. Inoltre, sono state scoperte anche delle sepolture collettive, vere e proprie fosse comuni, legate ad eventi straordinari, che potrebbero riferirsi ai morti delle due grandi battaglie di Himera, nel 480 e nel 409 a.C., tra greci e cartaginesi. L’eccezionale scoperta è stata fatta durante i lavori per il raddoppio della linea ferroviaria Palermo-Messina.
Dal mese di settembre è stata avviata una campagna di scavi archeologici nell’area della necropoli occidentale dell’antica colonia greca di Himera. Le indagini interessano un tratto del nuovo tracciato ferroviario, lungo circa 650 metri, in prossimità dell’autostrada Palermo-Catania, in territorio di Termini Imerese, nel palermitano. Già da anni, nell’ambito del progetto per la definizione del nuovo tracciato ferroviario che prevede lo spostamento del vecchio binario, distante pochi metri dal “Tempio della Vittoria” e che attraversa l’intera area archeologica, sono stati realizzati numerosi saggi che hanno consentito di trovare una valida alternativa per la nuova linea, senza sovrapposizioni con l’abitato antico. Soltanto in un tratto, avendo verificato la coincidenza di un’area di necropoli con il percorso del nuovo doppio binario, è stata programmata, di comune accordo tra la Soprintendenza Beni Culturali ed Ambientali di Palermo, diretta da Adele Mormino, ed Rfi, una campagna di scavi preventiva alla realizzazione delle opere, finalizzata all’esplorazione delle antiche tombe costituite da elementi mobili, la cui indagine avrebbe comportato, in ogni caso, la loro completa rimozione.
Lo scavo, finanziato da Rfi, è coordinato dal Servizio Archeologico della Soprintendenza, diretto da Francesca Spatafora: sul campo, con la direzione scientifica di Stefano Vassallo, opera quotidianamente un’intera equipe di archeologi, antropologi, disegnatori e restauratori. Sulla base dei precedenti studi sulle necropoli imeresi, come reso noto dai tecnici, si prevedono risultati storico – archeologici di straordinario interesse per la conoscenza dei riti funerari greci, di età arcaico-classica (dalla metà del VII alla fine del V sec.a.C). Inoltre, sarà recuperata un’ingente quantità di reperti deposti nelle tombe come corredo funerario, che potranno trovare adeguata sistemazione nell’Antiquarium di Himera, dove, comunque, è visitabile una sezione interamente dedicata alle necropoli e che fornisce un’informazione chiara ed esaustiva cui fare riferimento per comprendere problematiche e aspetti analoghi a quelli che vanno emergendo negli scavi in corso.
Dopo il primo periodo di scavo, su un’area di metri 50 x 25, sono già oltre cinquecento le tombe individuate, che ben documentano le più significative tipologie funerarie e i riti che accompagnavano i cerimoniali connessi alla deposizione dei morti. Elevatissima la percentuale di sepolture di neonati, circa il 25-30%, i cui resti venivano posti entro anfore accompagnati, spesso, da oggetti di corredo, tra cui non mancano i guttus, piccoli vasetti di terracotta dotati di un beccuccio con funzione di poppatoi. L’elevata frequenza di queste tombe, di tipo ad enchytrismos, oltre alle tante altre sepolture infantili di diversi tipi presenti nella necropoli, confermano – si legge in una nota – un dato ormai ben noto per tutto il mondo antico: l’alta percentuale di mortalità infantile, da mettere certamente in relazione con le scarse condizioni igieniche e con le poche difese dalle malattie nei primissimi mesi o anni di vita dei nuovi nati. Per quanto riguarda gli adulti, è attestato sia il rito dell’inumazione che quello dell’incinerazione. Nel primo caso il cadavere poteva essere seppellito in piena terra, quasi sempre stretto in un sudario, oppure dentro casse di terracotta. Un tipo molto frequente è quello cosiddetto alla cappuccina, nel quale si deponeva il corpo, in posizione supina, su un letto di tegole piane (grandi lastre fittili larga 80 x 60 cm), esso veniva poi coperto da altre tegole a formare un tetto a due spioventi, per proteggere le spoglie del defunto. Le tombe ad incinerazioni sono ben identificabili grazie alla presenza di una larga chiazza di cenere e di bruciato, che indica il luogo dove il cadavere veniva deposto, su una pira o dentro una cassa di legno, per essere bruciato, secondo rituali ben codificati, tra il compianto dei parenti; lunghe cerimonie nelle quali poteva avere luogo anche un banchetto funerario. Solo in pochi casi le ossa, al termine del rituale, venivano raccolte e conservate dentro un vaso cinerario deposto al centro del luogo dell’arsione. Interessanti i dati relativi allo studio antropologico degli scheletri, che già dai primi giorni di scavo – secondo quanto reso noto dagli esperti – sta fornendo preziose indicazioni sulla vita degli Imeresi (abitudini alimentari, malattie, morti violente eccetera) ma anche chiarimenti sulle modalità di deposizione dei cadaveri. E’ il caso di affrettate sepolture collettive, vere e proprie fosse comuni, legate quindi ad eventi straordinari, che potrebbero riferirsi ai morti delle due grandi battaglie di Himera, nel 480 e nel 409 a.C., tra Greci e Cartaginesi, combattute proprio nell’area occupata dalla necropoli.
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11 Novembre 2008, 16:40