13 Ottobre 2017, 18:31
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PALERMO– “Gli imprenditori sono eroi e il loro rischio va premiato”, è l’incipit di Giancarlo Cancelleri, che punta su finanziamenti europei e infrastrutture. Fabrizio Micari si concentra sulla formazione e sull’incremento dei posti di lavoro. E Claudio Fava pone l’accento sulla riqualificazione delle aree industriali e sulla legalità e qualità delle politiche industriali. I candidati alla presidenza della Regione, si sono dati appuntamento oggi pomeriggio all’Ars per il primo confronto elettorale. Un incontro organizzato da Pmi Sicilia, l’associazione delle piccole e medie imprese, che ha presentato agli aspiranti governatori un documento con 10 proposte per risollevare il settore produttivo. E al centro del dibattito sono finite le idee e le proposte: su tutte infrastrutture, meno burocrazia e più credito alle imprese.
Non c’era Nello Musumeci, il candidato della coalizione di centrodestra. Al suo posto era presente Gaetano Armao, vicepresidente designato con delega all’Economia in caso di vittoria del centrodestra. “È una caduta di stile – è il commento di Cancelleri – Probabilmente ha paura del confronto, perché non è in grado di parlare di questi temi”. Il leader dei 5 stelle si concentra poi sui punti in cima al suo programma elettorale: “Aboliremo i carrozzoni finanziari e creeremo l’istituto regionale di investimenti, come fanno in Lombardia. Non si deve muovere come sportello bancario, sarà controllato dalla Banca d’Italia e finanziata da fondi regionali ed europei. Consentirà un investimento di un miliardo di euro in cinque anni per l’occupazione. Puntiamo poi a eliminare le liste d’attesa in sanità. Io ho promesso che in caso di ritardi eccessivi sarà la Regione a pagare. E infine un piano d’intervento per le infrastrutture. Il ponte? Se uno non ha le scarpe è inutile parlare del vestito. Ne riparleremo ma non è prioritario”.
Il leader pentastellato poi parlando di Europa aggiunge: “L’ufficio di Bruxelles non va chiuso, va rivoltato. Dobbiamo metterci due squadre: una di lobbisti, rappresentanti delle imprese, che dovrà parlare con tutte le forze politiche europee per convincerli a votare alcune direttive a difesa dell’agricoltura e delle piccole e medie imprese. L’altra di cacciatori di buyer, che dovranno cercare compratori per le nostre merci”.
Claudio Fava, invece, accende un riflettore sul potenziamento delle aree industriali e propone “tavoli di concertazione che coinvolgano gli imprenditori”. Per il leader di Cento passi per la Sicilia il problema non sono i finanziamenti perché “in questi anni, a partire da Agenda 2000, i fondi sono arrivati. Ma i nostri livelli di progettazione sono sempre stati mediocri. Il tema non è la quantità o la qualità della spesa, ma della politica. Le aree di sviluppo industriale sono una delle note più dolenti. Quando un’azienda prova a investire qui trova ogni 18 mesi un nuovo commissario, ma l’area non ti offre luce, acqua, decoro. È un problema di risorse? No, queste aree sono state usate come gettonificio per le proprie clientele. E la Regione è stata solo un erogatore di contributi”. E poi in polemica con Cancelleri: “I compratori non servono a Bruxelles, ma serve qualità e innovazione in Sicilia e poi i compratori arriveranno”.
A fotografare la situazione economica della Sicilia è Roberto Biscotto, presidente Pmi Sicilia che illustra i dieci punti sui quali, secondo gli imprenditori, il prossimo presidente della Regione dovrà intervenire: credito alle imprese, moratoria delle esposizioni debitorie verso le banche per le piccole e medie imprese siciliane, istituzione di zone economiche speciali (Zes), agevolazioni regionali per le nuove assunzioni, regolamentazione uniforme delle aree Asi, cargo aereo in Sicilia, garanzia della continuità territoriale, riduzione della burocrazia, istituzione di centrali d’acquisto a dimensione provinciale, e sfruttamento dei fondi strutturali.
Spiega Biscotto che in questi anni di crisi “hanno chiuso 7 mila imprese, la disoccupazione è volata al 21%, il doppio del dato nazionale, e abbiamo perso 12 punti di pil. Occorre puntare sul turismo. Potremmo arrivare a 70 milioni di visitatori. Poi c’è il grande debito pubblico, cresciuto del 41%, un dato che la politica non può fare a meno di considerare”.
Fabrizio Micari, candidato governatore del centrosinistra, si concentra sul tema del lavoro: “La Sicilia ha la più bassa percentuale di laureati in Europa, il 25 per cento. Una delle prime cose da fare è intervenire sul diritto allo studio. Dobbiamo elevare il livello della formazione e dare possibilità di lavoro a tutti”. E parlando delle politiche di sostegno al settore imprenditoriale annota: “Ho visitato straordinarie realtà produttive che esportano in tutto il mondo, che hanno capito che occorre puntare sull’innovazione e rendersi competitivi sui mercati. Loro chiedono di poter lavorare meglio. Il vero problema è la burocrazia. Quando ascolto che per iniziare un’attività occorrono 40 pareri è chiaro che noi siamo nemici dell’impresa. Dobbiamo semplificare“. In accordo con quanto espresso da Fava, Micari rilancia la difficoltà di intercettare i finanziamenti pubblici provenienti dall’Europa: “Una delle grandi difficoltà per attingere ai fondi strutturali è che oggi ci vogliono i progetti esecutivi, ma nella pubblica amministrazione oggi non c’è nessuno in grado di farlo. Occorre riqualificare la macchina pubblica. questi fondi per l’innovazione tecnologica, per esempio, ci sono. Ma dobbiamo fare partire i bandi e farli bene. E premiare i progetti e le idee”.
Gaetano Armao snocciola dati, attacca il governo uscente e si concentra soprattutto sul buco nel bilancio della Regione: “Il debito pubblico è passato da 4,7 miliardi a 8 in questi 5 anni, il 41% in più. Altri paesi hanno incrementato il pil, in Sicilia invece, penso a Palermo e Catania, abbiamo avuto incrementi da prefisso telefonico. Il regime di accesso al credito adesso si inasprirà, questa è la tendenza, quindi le prospettive economiche non sono buone. Si è perso tempo. E si sono persi anche fondi, basta citare i 550 milioni persi con la rinuncia del contenzioso con lo Stato. Adesso dobbiamo ripartire”.
In polemica con tutti gli altri, chiude il confronto il leader di Siciliani Liberi, Roberto La Rosa: “I soldi non ci sono e la messa non si può cantare. Dobbiamo aprire un contenzioso con lo Stato e far valere i diritti che lo Statuto siciliano ci garantisce. Solo così la Sicilia potrà essere padrona a casa propria”.
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13 Ottobre 2017, 18:31