30 Giugno 2017, 06:30
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PARTINICO (PALERMO) – “Come fa una bambina di un anno a procurarsi ferite così gravi da sola? Non ne avrebbe nemmeno la forza”. “Chi ha fatto questo alla piccola dovrà vedersela con la giustizia e dovrà fare i conti coi suoi sensi di colpa”. A Partinico non si parla d’altro. Per strada, al bar, davanti alle abitazioni al piano terra: quello che è accaduto alla bambina finita in ospedale domenica con ferite gravissime, ha sconvolto la cittadina in provincia di Palermo.
In paese la famiglia della piccola è molto conosciuta, specie nella zona delle case popolari dove la giovane madre ha sempre vissuto. E’ partita proprio da lì la corsa verso l’ospedale del paese: la nonna ha preso in braccio la nipote, era piena di graffi e lividi. Poi il trasferimento all’ospedale Di Cristina di Palermo, dove la bambina di un anno è stata ricoverata in Anestesia e rianimazione pediatrica per le lesioni cerebrali. Dopo la paura sono arrivate le buone notizie, visto che i recenti bollettini medici parlano di “condizioni in netto miglioramento”.
“I parametri vitali – hanno spiegato dal Civico – sono soddisfacenti e rientrano nella norma, la bambina ha ripreso l’alimentazione e non presenta deficit neurologico e respiratorio”.
La madre, in questi giorni ascoltata dai carabinieri della compagnia di Partinico e dalla polizia di Palermo è stata denunciata per violazione degli obblighi di assistenza e lesioni personali. La donna ha dei precedenti per droga e ha raccontato agli investigatori la sua versione: la piccola si sarebbe ferita in seguito ad un incidente domestico. Ma soltanto dieci giorni prima, anche la figlia maggiore era finita all’ospedale, una bambina di tre anni ricoverata al Cervello con due polsi fratturati. Era anche stato necessario un intervento chirurgico.
“Qui – dicono a Partinico – non riusciamo a credere che si possa arrivare a tanto”. “Sono scoppiata in lacrime – racconta una donna – quando ho saputo cosa era accaduto. Visti i precedenti, i provvedimenti dovevano essere presi prima. Conosciamo tutti questa ragazza, il suo nuovo compagno. Siamo consapevoli del contesto sociale complesso in cui vivono, ma nulla giustifica la violenza contro i bambini”.
E se nel caso della bimba di un anno è stata la nonna a correre ai ripari, pochi giorni prima erano stati altri parenti ad accorgersi dei polsi fratturati della secondogenita: “Da quello che leggiamo sui giornali e da ciò che si dice in paese – racconta una vicina di casa della famiglia – viene a galla una grande superficialità. Io sono madre e so perfettamente cosa vuol dire occuparsi dei propri figli, lavorare e allo stesso tempo accudirli, superare le difficoltà. Se non si riesce a fare del proprio meglio è meglio chiedere aiuto, ma mai usare la violenza, mai”.
Una vicenda che riporta alla mente quella del bambino che il giorno di Ferragosto del 2013 fu trasportato al Di Cristina con fratture multiple al cranio, alle braccia e alla clavicola. I genitori dissero che era rimasto ferito cadendo mentre tentava di gattonare. Ma i medici sostennero subito che il piccolo fosse stato picchiato e una perizia, disposta dal gup, diede ragione ai medici: i genitori, a metà giugno, sono stati condannati a 10 anni e 4 anni e 8 mesi per tentato omicidio.
“Quel bambino – dicono oggi a Partinico – è diventato sordo e cieco, non avrà una vita come quella di tutti i suoi coetanei. Una vicenda che aveva già stravolto tutti e che oggi rischia di ripetersi nel nostro paese. Se le ferite sul corpo guariranno, saranno quelle dell’anima a rimarginarsi con più fatica. Siamo sotto choc, possiamo solo pregare e sperare che queste due bambine abbiano un futuro migliore, lontano da chi le ha ridotte in questo stato”.
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30 Giugno 2017, 06:30