03 Settembre 2021, 18:19
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CATANIA – I telefonini sono ormai una sorta di “scatola nera” della vita di ognuno. Chat, video, audio, foto sono “testimoni” inconsapevoli di un pezzo di esistenza. Oggi, in uno degli uffici della caserma di piazza Verga dei Carabinieri di Catania, i carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche (Sis) hanno estrapolato i dati dagli smartphone di Vanessa Zappalà, assassinata il 23 agosto ad Acitrezza, e di Tony Sciuto, autore suicida dell’efferato femminicidio.
Dall’analisi delle due memorie, trasferite in un hard disk, si accerterà se l’ex fidanzato della 26enne avesse installato nel cellulare un virus trojan utile a pedinarla. Questo gli avrebbe permesso, quella notte maledetta di agosto, di poterla localizzare e quindi raggiungerla per ucciderla. Ma per non lasciare nulla al caso, saranno messe in fila anche le chat di Vanessa con il suo ex. Anche da questo accertamento potrebbero arrivare informazioni utili a riempire tasselli di quanto accaduto la notte del delitto.
Inoltre gli investigatori potranno ricostruire tutti i contatti telefonici e social del 38enne, papà di due bambini, tentando di risalire alla persona che gli ha procurato la pistola calibro 7,65. Cioè l’arma con cui ha ucciso Vanessa. Nella Fiat 500 trovata vicino al casolare dove Tony Sciuto si è impiccato i carabinieri hanno trovato solo 28 proiettili dello stesso calibro. Ma della pistola, finora, nessuna traccia.
La copia forense dei due dispositivi informatici – autorizzata con un provvedimento dal pm Giovanni Gullo – è stata eseguita alla presenza dei legali delle due parti, l’avvocato Eugenio De Luca per la famiglia Zappalà e gli avvocati Ernestina Cataldo e Salvatore Gangi per i familiari di Sciuto. Per completare l’analisi potrebbe anche essere nominato un consulente dalla Procura.
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03 Settembre 2021, 18:19