Le due anime del Pd | alla prova del fuoco

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15 Aprile 2011, 07:41

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Sembra ieri. Raffaele Lombardo alla festa del Partito democratico. Foto da scattare.  La gente assiepata sotto un gazebo. Curiosità per lo strano ospite. Finì con un’ovazione. La promessa di un’alleanza elettorale, un’altra gioiosa macchina da guerra, incendiò le folle. Il popolo pidino – già popolo pidiessino e diessino – abituato a leccarsi le ferite, a essere ghettizzato qui in Sicilia, terra di infedeli, era alle prese per la prima volta con un orizzonte addirittura sconvolgente: una vittoria possibile.
Ne sono passate di parole sotto i ponti. Da allora è stato tutto un equilibrismo, un tentativo difficile di guadagnare un corpo, senza perdere l’anima. In questa giornata di pioggia si raccolgono i cocci.

Eppure, ci ha provato la squadra che ha patito la più cocente sconfitta politica di tutti i tempi. La dichiarazione di Antonello Cracolici (“non torneranno i signori del 61 a zero”) è un grido che viene veramente dal cuore. Quella batosta ha segnato un’epoca, è stata uno spartiacque, come la choc della Juventus in B. Da forza che qualcosa contava a riserva indiana. Da esercito organizzato a manipolo di reduci in balìa delle urne. Antonello Cracolici e Giuseppe Lupo ci hanno, appunto, provato. Hanno aperto le porte del ghetto. Calcolo teoricamente giusto: da soli non vinceremo mai, ci vuole qualcuno che sappia trainarci verso percentuali più consistenti. Raffaele Lombardo pareva l’uomo adatto. Gli applausi alla festa del Pd furono un consolante viatico.

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Il punto è che il governatore di Sicilia – pur non essendo il diavolo. Anzi, ha asserito che lo denuncerebbe in caso di incontro – offre solo patti faustiani. Forse, ti regala un corpo. In cambio si prende l’anima. Si inocula come un dolce siero nei gangli della tua identità. E la cambia. Nel sodalizio il Pd ha ricevuto un corpicino smunto – come dimostra la catastrofe degli ultimi sondaggi – coperto da un leggero golfino riformista. Una sostanza talmente labile da mettersi le mani nei capelli. E l’anima democratica si è divisa in due sotto-anime rissose, alquanto felici, come da tradizione, di avere trovato finalmente un altro significato su cui battagliare a morte. Sono stati mesi di rancore, aggravati dagli errori di un gruppo dirigente che ha cercato l’unanimismo. Negare la ferita è stato controproducente. Ora è un’ulcera. Non sarà semplice guarire.

E’ evidente che la nota di Bersani e Lupo rappresenta il gesto disperato di chi si butta dal treno in corsa, paventando lo schianto imminente. E’ altrettanto evidente dalle reazioni che c’è una corrente di pensiero contraria all’abbandono del vagone. Le due anime del Pd affrontano una tremenda prova del fuoco. Quale stregone riuscirà a trovare una sintesi per dare un’altra speranza a un popolo lacerato? E come era bello ieri: con l’ospite Raffaele tra i panini alla salsiccia della festa del Pd, acclamato e abbracciato. Oggi, la foto di Lombardo sotto il gazebo appare crudele e vecchissima. Sembrava un matrimonio, era già un funerale.

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15 Aprile 2011, 07:41

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