07 Agosto 2016, 18:02
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PALERMO – Il colpo di reni agostano ha un po’ risollevato la media di produttività dell’Assemblea regionale siciliana. La riforma dell’edilizia e la leggina di slittamento del voto per le ex Province, infatti, si sono andate ad aggiungere al magrissimo bottino di nove leggi approvate da Sala d’Ercole nei primi sette mesi dell’anno. E domani, se si troverà una quadra, potrebbe arrivare la legge elettorale dei Comuni. A meno che non si rimandi tutto a settembre con un altro buco nell’acqua, l’ennesimo in quest’anno di scarsissima produttività dell’Ars. A questo argomento il nuovo numero del mensile S dedica un ampio approfondimento firmato da Accursio Sabella (qui il link per acquistare la versione digitale della rivista).
Nove leggi in sette mesi. Questo il bottino portato a casa dai deputati regionali in questa prima parte dell’anno. Un numero che finisce persino per trarre in inganno. Perché se si entra nel merito delle norme esitate dal parlamento più antico d’Europa, si rischia la depressione. Due di queste leggi, infatti, sono sostanzialmente obbligate (se l’Assemblea regionale vuole restare in piedi): finanziaria e bilancio. La manovra insomma, tappa necessaria, atto dovuto. Le altre sette? Se cerchi bene, trovi poco o nulla. Modifiche, soprattutto, a leggi già esistenti: da quella delle Province, ovviamente impugnata da Roma, a quella che cambia la gestione dell’ospedale Papardo-Piemonte di Messina. In mezzo, alcune norme che non cambieranno il volto della Sicilia. Tra queste, la legge che “rettifica i confini tra i comuni di Lercara Friddi e Vicari” o quella che disciplina le attività di subacquea industriale. Oltre a queste, si sprofonda nel nulla.
Ma l’inchiesta di Sabella passa in rassegna più nel dettaglio i numeri del primo semestre del 2016 a Sala d’Ercole. Nel primo semestre del 2016, infatti, le sedute d’Aula sono state 37. Per intenderci, una e mezza alla settimana. Un lavoro non proprio stressante dentro Sala d’Ercole, che ha impegnato i parlamentari, nei primi sei mesi dell’anno per la bellezza di 110 ore. Più o meno la razione di lavoro che tocca a un impiegato in circa due settimane. Ore spalmante, appunto, sulle 37 sedute e lungo sei mesi. Ogni mese, insomma, i parlamentari sono stati tra gli scranni in media 18 ore. Alla modica cifra di 11.100 euro lordi al mese, come dicevamo.
Poche sedute, insomma. E nemmeno troppo impegnative. Nonostante ciò, le (poche) ore di lavoro in questo semestre non sono state nemmeno svolte da tutti. Anzi. Nessuno, tra i novanta deputati dell’Ars, può dire di essere stato in Aula in ognuna delle riunioni del parlamento. Se si escludono i parlamentari presenti “d’ufficio”. Si tratta dei capigruppo (oggi sono dodici), dei nove componenti del consiglio di presidenza, dei nove presidenti delle commissioni e dei componenti del governo regionale. Loro sono “presenti”, insomma, anche se non ci sono fisicamente.
E i parlamentari semplici? Uno di loro, poche settimane fa è stato eletto sindaco di Caltagirone. Ma Gino Ioppolo, che in questi giorni ha lasciato Sala d’Ercole per cedere il proprio posto a un altro deputato (Alfio Barbagallo, ex consigliere provinciale molto vicino all’eurodeputato del Nuovo centrodestra, Giovanni La Via) si è ben guardato dal logorare lo scranno che presto sarà occupato dal suo sostituto. Ioppolo, deputato della Lista Musumeci, risulta infatti, stando ai dati di Palazzo dei Normanni, presente in appena sette delle 37 sedute celebrate nel primo semestre dell’anno.
Forse, in questo caso, sarà stata complice proprio la campagna elettorale che ha tenuto Ioppolo a lungo lontano dal palazzo. Ma non è l’unico, il parlamentare di destra, ad aver marcato visita in almeno la metà delle poche sedute svolte. Con lui, ad esempio, anche il parlamentare di Cantiere popolare Pippo Gennuso. E da lui non te lo aspetti, visto che il deputato è subentrato in corsa, l’anno scorso, all’Ars dopo una drammatica ripetizione delle elezioni nel Siracusano giunta a seguito di polemiche fortissime, denunce, accuse pesanti. Riconquistato il seggio, strappato a Pippo Gianni, però, Gennuso ha preferito tenersene lontano spesso e volentieri: nel primo semestre sarà presente solo in 16 delle 37 sedute. Frequenta poco Sala d’Ercole anche un deputato che spesso ha vestito i panni del “moralizzatore”, nei confronti di una politica che troppo spesso dà il cattivo esempio. Ma Antonio Malafarina, deputato eletto con la lista di Crocetta e passato ai socialisti dopo aver lasciato il Megafono, non è che abbia “razzolato” bene: nel primo semestre dell’anno è stato presente per 14 volte e assente per le restanti 23.
A fronte degli “assenteisti” doc, però ecco anche un gruppetto di stakanovisti dell’Ars. Ed è curioso notare come, tra i deputati più presenti a Sala d’Ercole, si trovino parlamentari molto esperti, vecchie volpi non solo del parlamento, ma anche dei governi degli ultimi anni. La “palma” di gran lavoratore dell’Ars, a dire il vero, se la contendono il più anziano e uno dei più giovani inquilini di Sala d’Ercole: Giovanni Greco (Partito dei siciliani) e Stefano Zito (Movimento cinque stelle) si sono “assentati” solo in due occasioni.
La classifica completa degli “assenteisti” e degli “stakanovisti” dell’Ars e il resto dell’inchiesta sono pubblicati sul nuovo numero del mensile S.
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07 Agosto 2016, 18:02