07 Gennaio 2014, 15:24
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PALERMO – C’è il personale della pulizia all’opera nella veranda del ristorante “Ricotta, seafood” di via Messina Marine, dove la notte dell’Epifania sono divampate le fiamme. L’incendio, che ha danneggiato un tavolo di legno, le sedie e parte della vetrata, si è verificato intorno alle 3,20 “ma dieci minuti dopo era già stato spento”, spiega il titolare, Pietro Ricotta che, a due giorni dal rogo ribadisce la natura accidentale delle fiamme. “Non è vero che l’intervento dei vigili del fuoco è durato un’ora, basti pensare che la loro telefonata parlava di una “fiammella”.
Noi abitiamo a duecento metri da qui, una volta giunti davanti alla veranda non c’era già più nulla, solo la folla di tanti curiosi che volevano capire cosa fosse successo”. Poi prende il telefono: “Vede? I vigili del fuoco mi hanno chiamato alle 3.22, i carabinieri alle 3.35, quando mi trovavo già qui ed era tutto stato spento”. Ricotta racconta le ore che hanno preceduto l’incendio e fornisce una sommaria spiegazione di quello che potrebbe essere successo:
“C’era tanta gente l’altra sera e in particolare una comitiva di sette persone che ha finito di cenare dopo l’una. Qui le nostre tavole vengono sempre imbandite e curate in ogni dettaglio, ognuna di queste ha un candelabro. Quando abbiamo chiuso eravamo molto stanchi e la candela è rimasta lì, forse non era stata spenta. Ma niente di più. Non abbiamo nulla da nascondere, né da temere. Nessuno si è introdotto nel ristorante”. Il titolare spiega che le vetrata non sono sigillate:
“Non sono state aperte, sono state costruite così. Negli ultimi giorni ho infatti inserito della spugna per evitare che entri il freddo”. Nel deposito del ristorante, poi, Pietro Ricotta mostra, sotto un telone, il tavolo danneggiato. “E’ di legno, era inevitabile che il fuoco della candela lo danneggiasse. Il danno ammonta a cinquecento euro, l’abbiamo già ripristinato. Mi dispiace che il primo pensiero, quando succedono cose del genere, sia quello dell’intimidazione. Io non l’ho denunciata come tale, perché non abbiamo trovato nemmeno tracce di benzina”.
A confermarlo è la perizia dei vigili del fuoco, che non parla di dolo. “Non abbiamo rilevato alcun elemento oggettivo che possa accertare un’origine dolosa del rogo – spiegano dal comando provinciale – abbiamo effettuato i rilievi in modo molto accurato, ma non c’erano tracce di liquido infiammabile”. E mentre le indagini condotte dai carabinieri proseguono, il padre del titolare precisa: “Teniamo a questo ristorante perché è una nostra creatura, nata 27 anni anni fa. Ce ne prendiamo cura da sempre e sappiamo distinguere un incidente da un attentato. Questo non lo è stato”. In caso contrario, si sarebbe trattato di un nuovo inquietante episodio. Specialmente dopo i due incendi che hanno riguardato il locale “Giro risto-pizza” di via XII Gennaio che, attualmente in ristrutturazione dopo il primo danneggiamento, era finito nuovamente tra le fiamme qualche settimana fa.
Due intimidazioni nel giro di pochi giorni a pochi metri da un’altra attività commerciale che a ottobre fu distrutta dal fuoco, il negozio di tessuti “Casa Marbrisa”. Ma non finisce qui, perché pochi giorni prima del Natale, a finire nel miirno era stato il negozio “Porta d’oro arredamenti”, di via Galileo Galilei. Il giorno dopo l’attentato incendiario i titolari hanno riaperto, facendo gli “auguri” a coloro che erano entrati in azione e precisando: “Potete bruciarci all’esterno e intimidirci, ma non scalfirete mai la nostra anima e i nostri valori”.
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07 Gennaio 2014, 15:24