23 Dicembre 2012, 13:44
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PALERMO – Da quel “Io ci sto” l’ex pm di Palermo Antonio Ingroia non è più solo un magistrato, è divenuto un cavaliere senza macchia pronto a fare giustizia anche in politica. Questo almeno il giudizio di Aldo Grasso stamane dalle colonne del Corriere della Sera. Il noto giornalista piemontese descrive infatti un profilo di Ingroia molto vicino a quello di un liberatore che “come i suoi colleghi non si accontentano di fare bene il proprio lavoro – afferma Grasso – vogliono anche redimere il mondo”.
La metafora in stile medievale della Giustizia usata a mò di spada “sempre senza fodero, pronta a colpire o a raddrizzare le schiene” dà dunque la dimensione di come Grasso veda la discesa in campo del magistrato. L’imparzialità è pertanto il tema di principale discussione. Per la penna oroginario di Sale delle Langhe ecco come Ingroia diventi ad un certo punto quasi retorico con le sue affermazioni: “Non bastano frasi ad effetto alla Toto Cutugno come ‘Partigiani della Costituzione’, ‘Il libro dei sogni’ o ‘Un tesoro smarrito nel fondo dell’anima’ per dimostare tale caratteristica”.
Poi arriva puntuale l’affondo sull’incarico Onu in Guatemala e la contemporanea rinuncia all’inchiesta Stato-Mafia in Sicilia: “A Palermo ha abbandonato nella fase più delicata e il comizio di venerdì non ha certo giovato alla sua reputazione e a quella della magistratura italiana, alimentando il sospetto che l’attività giudiziaria, specie se clamorosa, venga intesa da alcuni come opportunità per una carriera politica”.
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23 Dicembre 2012, 13:44