Senza categoria

Le “gole profonde” dei boss|Soffiate su inchieste e blitz

di

20 Giugno 2020, 05:00

3 min di lettura

PALERMO – C’era un “sistema di informazioni riservate”. I mafiosi di Brancaccio potevano contare su alcune gole profonde. Uomini in divisa che si sono prestati al patto sporco e hanno avvertito il boss di Brancaccio Stefano Marino di indagini in corso e blitz in programma. Non è stato, però, sufficiente ad evitargli il carcere. Marino, assieme a fratello Michele, è stato arrestato assieme al fratello Michele.

Il perno del sistema era l’ex poliziotto Vincenzo Di Blasi. Di Blasi è già finito nei guai giudiziari e ieri è stato di nuovo arrestato. Nel 2006 fu lui ad avvisare il boss di Brancaccio di un imminente blitz e tre anni dopo a mettere in allarme Stefano Marino che sfuggì alla cattura nell’operazione “Old Bridge”. Ed ancora aveva consegnato agli amici di Brancaccio pettorine e palette della polizia. Si beccò una condanna a sei anni. Pena che Di Blasi ha finito di scontare nel 2013. I rapporti con Marino sono, però, proseguiti anche in tempi recenti. C’è ampia traccia nelle intercettazioni dei poliziotti della sezione Criminalità organizzata della squadra mobile che ieri lo hanno arrestato.

Nel settembre del 2018 Di Blasi avvisava Marino. Doveva stare attento a due macchine, “una color panna e una bianca, aspè… però stai attento meno… hanno preso queste macchine a noleggio… puoi vedere pure solo a uno nella macchina”. Ad avvertire Di Blasi era stato un uomo di cui si conosce solo il soprannome, “Pesce spada”. Di lui dicevano che fosse “persona seria”.

Forse addirittura legato al mondo dell’intelligence: “… stiamo parlando ai servizi noi, cosa c’entra la squadra mobile… solo due sono e raccolgono informazioni. Quando c’è la cosa giusta direttamente al Presidente del Consiglio, con il ministero, non c’entra niente la squadra mobile… la squadra mobile? Ma stai scherzando. Ma chi si fida di quelli della squadra mobile… quelli subito se la vanno a cantare specialmente che mangiano con questo, quello con quello. Ma che fa scherzi”. Dunque gli agganci di Di Blasi erano di livello molto alto.

Articoli Correlati

Il 9 e 10 ottobre 2018 scorso Marino spiegava a Ignazio Ficarotta, coinvolto assieme a Marino nel blitz che ha fatto emergere l’interesse della mafia sulle truffe degli incidenti stradali (l’inchiesta è quella sugli spaccaossa), che “c’è il fascicolo già firmato, quaranta persone”. In particolare si stava muovendo la “Perpignano”. La stazione dei carabinieri di San Lorenzo ha sede in via Perpignano. Quella notte ci fu il blitz antimafia denominato “Tabula rasa”. Marino non si fece trovare in casa. Vi fede ritorno dieci minuti dopo le 4. Ormai, però, era sotto controllo.

Di Blasi avrebbe anche fatto affidamento su Stefano, carabiniere in pensione, in contatto con un collega ancora in servizio che gli avrebbe fornito le targhe delle auto noleggiate dai militari in borghese: “…. fino a qualche due mesi fa poi lo hanno scaricato siccome dicevano che questo è un tipo che si vanta che conosce a quello conosce a quello c’è stata qualche fuga di notizie lo hanno posteggiato ed è arraggiato dice come un cornuto gli ho detto… non c’è meglio di questa occasione vedi qualche telefonino qualche nominativo dove sono messe le telecamere e subito quello gli ha dato queste macchine”.

Marino veniva informato sulle telecamere piazzate vicino alla scuola Mattarella o avvisato che era meglio non frequentare “quel bigliardino”. Di Blasi si mostrò molto informato anche sulla collaborazione con la giustizia di Giovanni Lucchese, di Brancaccio. Si tratta del pentito che si è pentito di essersi pentito. Rischiava di fare grossi danni Lucchese perché “ci sta lavorando la finanza.. ci sono cose per la finanza… i carabinieri per quanto riguarda la narcotici… e lui ci sta consumando”.

Pubblicato il

20 Giugno 2020, 05:00

Condividi sui social