Le mani del ragazzo senza nome

di

30 Ottobre 2011, 01:23

1 min di lettura

Il tatto è il più disponibile dei sensi e il più difficile da raccontare. La più cara e la più dimenticata delle doti. Cosa c’è da toccare a Palermo? Cosa si può sfiorare e ricordare? Ricordiamo ciò che abbiamo gustato, odorato, visto e perfino ascoltato. Nulla resta nel ricordo delle mani e della pelle.
In un angolo di strada, c’è un povero che è anche disabile. Chiede l’elemosina tremando tutto per una patologia oscura che nessuno conosce. Quando gli dai cinquanta centesimi, fai sempre in modo di non sfiorargli il palmo della mano. Chissà se le sarà lavate. Il contatto è tra il metallo della moneta e l’epidermide. E’ un modo per consacrare la distanza, per chiarire che si tratta di un’elemosina della signora grande o piccola al nulla. E’ razzismo intrinseco. E’ separazione. Gli ottimisti pensano che il prossimo sindaco risolverà i problemi. I pessimisti credono che ciò non accadrà. Forse, per cominciare davvero a cambiare, sarebbe utile una piccola azione. Andare nell’angolo della povertà del ragazzo senza nome. E toccargli le mani.

“Fermi, tanto non farete mai centro. La bestia che cercate voi, voi ci siete dentro” (Giorgio Caproni)

Pubblicato il

30 Ottobre 2011, 01:23

Condividi sui social