Le mani della mafia su Bellolampo | I boss e quell’affare da venti milioni

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16 Luglio 2013, 06:15

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PALERMO – Un affare milionario. Sulla discarica di Bellolampo si erano allungate le mani  della mafia. Gli arresti e l’azione della magistratura avrebbero mandato in fumo  il piano dei boss. Resta da capire, però, da dove nasceva la certezza dei capimafia di potersi aggiudicare una enorme commessa pubblica nell’impianto dove viene smaltita la spazzatura della città di Palermo. Roba da venti milioni di euro.

C’è un’intercettazione del 2011 fra le carte dell’inchiesta che ha portato all’arresto nelle scorse settimane del presunto capomafia di Porta Nuova, Alessandro D’Ambrogio. Fra i  suoi interlocutori privilegiati c’erano Antonino Zarcone, indicato come boss di Villabate, e Nicola Milano di Palermo Centro. Nel luglio 2011, cinque mesi prima di  finire in carcere, il primo spiegava al secondo, alla presenza di D’Ambrogio,  che stava per iniziare un “grosso lavoro” a Bellolampo, e che già erano “andati a cercare loro a Bagheria”: Zarcone:  “… sta per partire un lavoro… Bellolampo… un lavoro grosso si parla di  qualche… venti milioni di euro… sono venuti a cercare a noialtri….”. In particolare, qualcuno avrebbe chiesto al capomafia di Bagheria di gestire direttamente l’appalto dividendosi gli introiti, ma Zarcone avrebbe rimandato il tutto alla definizione del quadro societario: “… ha preso il contatto con la persona… sapendo queste cose perché i soldi sono molti, e questo se
viene lo vuole sapere da noi altri, gestitela voi e ce li dividiamo… gli ho detto “non dividiamo niente fino a quando non ci sono le quote azionarie…”.

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Zarcone, però, era dubbioso. “… non so se il contatto è giusto… e infatti ci è venuto a dire… chi è che si è messo il discorso nelle mani”, si chiedeva. A tranquillizzarlo ci pensava Milano: anche se l’affare coinvolgeva la famiglia di San Cipirello i loro interessi dovevano essere garantiti: “… San Cipirrello, cose… sempre per noi altri, che minchia mi interessa”. Con tutta probabilità si tratta dei lavori per la costruzione della sesta vasca dove confluiranno nel giro di quale mesi i rifiuti di Palermo. Lavori che da tempo sono sotto il controllo della magistratura che ha sequestrato l’intera discarica nel tentativo di arginare l’emergenza inquinamento. Non risultano imprese di San Cipirello interessate all’appalto. Da qui la deduzione che Zarcone e Milano non erano riusciti a concretizzare le loro intenzioni che, a giudicare dai dialoghi, erano quasi certezze.

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16 Luglio 2013, 06:15

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