19 Marzo 2013, 07:44
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PALERMO- Le mani della mafia sul porto di Palermo e su quello di Termini. Sempre e comunque. E nonostante un anno fa scattò la sospensione degli amministratori delle società che gestiscono le merci e i servizi. Quelle stesse società oggi sono finite sotto sequestro per decisione del tribunale Misure di prevenzione. La presenza e l’influenza di Cosa nostra sono ancora forti. Ne sono convinti gli agenti del centro operativo Dia di Palermo, guidati dal colonnello Giuseppe D’Agata che ha anche subito minacce di morte assieme al giornalista Lirio Abbate e al senatore Beppe Lumia. Queste le cinque società raggiunte dal provvedimento: “New port spa”, “Portitalia srl” , “Tcp-Terminal containers Palermo srl”, “Compagnia servizi portuali srl” e “Tutrone società cooperativa arl”. Secondo il collegio presieduto da Silvana Saguto, i veri proprietari sarebbero esponenti legati a Cosa nostra che non figurano nella compagine societaria e si affidano ad alcuni prestanome. Semplici operai che fingono di essere i titolari.
Le indagini della Dia, coordinate dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi, si sono concentrate, in particolare, su una ventina dei 218 soci della “New port”. Quattro sono risultati affiliati o contigui alle famiglie mafiose: Antonino Spadaro (classe 1956), Antonino Spadaro (classe 1948), Maurizio Gioè e Girolamo Buccafusca. Ad insospettite gli investigatori, dopo la sospensione degli amministratori, nel giugno 2011, fu il passaggio di consegne tra “New port” e le due nuove società “Portitalia” e “Tcp”. Furono costituite lo stesso giorno, e soprattutto con le stesse compagini societarie. Un tentativo, secondo i magistrati, di mantenere il controllo del porto da parte della mafia.
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19 Marzo 2013, 07:44