14 Aprile 2014, 20:00
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PALERMO – “Mi dicevano di chiudere, di andare via, perché loro lì ci stavano da quindici anni e ci dovevano campare le famiglie. Io non ho fatto niente di male, ho lavorato con onore e dignità”. È l’unico passaggio in cui la deposizione di Angelo Corona è rotta dall’emozione. Si ferma per qualche secondo quando confronta il suo lavoro – “faccio pagare tre euro. Vigilo sulle macchine dei clienti fino a quando vanno via. E rilascio pure lo scontrino – a quello degli abusivi piazzati davanti alla discoteca “Il Moro” nella zona dell’ex chimica Arenella: “Loro ti chiedono 5 euro e ti fanno trovare pure il vetro rotto”.
“Loro” sono i tre imputati contro cui Corona punta il dito, senza esitazione alcuna, nel corso del processo in Tribunale. “Riconosce in aula gli uomini che l’hanno minacciata?”, chiede il pubblico ministero Renza Cescon. Risposta secca: “Certo, eccoli”, dice guardando i tre imputati che in una folle notte di agosto dell’anno scorso sarebbero oltre le minacce verbali. Si tratterebbe di Antonino Fontana, parcheggiatore abusivo di 52 anni che, secondo la Procura, fece fuoco contro Angelo Corona e i familiari che gestiscono il Marilyn’s Parking. Un squarcio di legalità nella giungla dei posteggiatori abusivi. Assieme a Fontana, detenuto in carcere, sotto processo ci sono Salvatore Cosenza e Guido Galifi, entrambi sessantaduenni. Si trovano agli arresti domiciliari. A tutti e tre gli imputati vengono contestati la tentata estorsione e il concorso in tentato omicidio plurimo.
Corona in aula ripercorre quanto accaduto nella notte tra il 7 e l’8 agosto. “Fontana è arrivato con la Motoape. Sento mio cognato e mia figlia che gridano. Poi, una scena che da allora ripenso ogni giorno. Ho visto il fucile puntato contro la faccia di mio cognato. Urlavano ‘fagliela pagare, rompigli il culo’. Mia moglie spinge mia figlia a terra (di cinque anni ndr). Poi, parte lo sparo. Vedo il fuco uscire da una delle canne del fucile. Mio cognato sporco di sangue (fu operato alle gambe ndr). A quel punto sono scappato, gli dicevo ‘Hai vinto, ce ne stiamo andando”. I pallini mi hanno colpito vicino l’occhio, all’inguine e all’addome”.
Fu l’epilogo di un clima di tensione. Corona da tre settimane aveva ottenuto la licenza per il parcheggio. Tre euro per lasciare la macchina custodita tutta la notte. Una sfida per gli abusivi che popolano la zona dell’Arenella non distante dal cimitero dei Rotoli e che hanno visto i loro affari crollare. Sul posto quelle sera arrivarono i falchi della Squadra mobile.
Si torna in aula il 12 maggio prossimo. quando saranno ascoltati i testimoni citati dai legali delle difese, gli avvocati Paolo Li Bassi, Michele Di Lorenzo e Maria Teresa Nascè, convinti di potere fare emergere più di una contraddizione nel racconto dei Corona, costituti parte civile con l’assistenza dell’avvocato Salvatore Forello dell’associazione Addiopizzo.
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14 Aprile 2014, 20:00