05 Marzo 2020, 15:16
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PALERMO – È durato quattro ore l’interrogatorio di Mario Li Castri. Quattro ore in cui il funzionario comunale ha respinto ogni accusa.
Accompagnato dal suo legale, l’avvocato Marcello Montalbano, il funzionario comunale ha risposto a tutte le domande del giudice per le indagini preliminari Michele Guarnotta e del pubblico ministero Giovanni Antoci. Un interrogatorio nel corso del quale Li Castri, da alcuni giorni ai domiciliari per corruzione (leggi l’articolo), ha fatto una disamina tecnica del suo lavoro al Comune. In pratica ha sostenuto di avere sempre rispettato le regole.
Secondo l’accusa, il funzionario avrebbe dato parere favorevole a tre piani di lottizzazione (leggi l’articolo) e in cambio avrebbe ottenuto dai costruttori sotto inchiesta l’assegnazione di incarichi per l’architetto Fabio Seminerio, di cui sarebbe stato socio occulto.
Li Castri ha spiegato di avere sì svolto la libera professione, ma di averla abbandonata nel momento in cui fu nominato capo dell’area tecnica del Comune. Nessun conflitto di interessi, dunque, e nessun favore.
Li Castri si è infine difeso anche dalle dichiarazioni del pentito di mafia Filippo Bisconti che ha raccontato di averlo incontrato spesso nello studio di Seminerio dove, così ha detto Bisconti era abitudine che venissero convocato gli imprenditori per sistemare le pratiche che avevano subito degli stop negli uffici pubblici. Li Castri ha detto di conoscere Bisconti ma solo per questioni di carattere professionale in quanto architetto e imprenditore e ha negato la sua frequentazione abituale e gli incontri presso lo studio privato di Seminario.
I magistrati hanno anche interrogato l’architetto Giuseppe Monteleone, ex dirigente dello Sportello unico delle attività produttive del Comune, finito ai domiciliari per concorso in corruzione. Monteleone, difeso dall’avvocato Antonino Zanghì ha risposto alle domande, respingendo le accuse.
Interrogati anche il costruttore Giovanni Lupo e l’ex dirigente comunale Giuseppe Monteleone, difesi rispettivamente dagli avvocati Giovanni Di Benedetto e Nino Zanghì. Ed ancora l’ex consigliere comunale di Italia Viva, Sandro Terrani, assistito dagli avvocati Raffaele Tango e Michelangelo Zito.
Hanno tutti respinto con fermezza le accuse punto. Secondo l’accusa il politico si sarebbe attivato affinché i piani costruttivi venissero approvati in onsiglio comunale e in cambio avrebbe ottenuto un posto di lavoro alla “Biocasa srl” per una sua amica, Vincenza Stassi.
Terrani ha spiegato che non avrebbe mai ricevuto alcuna richiesta di favore da parte degli imprenditori, che conosceva per via della sua attività politica. E politica sarebbe stata la scelta di fare approvare le delibere per i tre piani costruttivi. Una scelta, appoggiata dalla giunta, a cominciare dal sindaco Leoluca Orlando.
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05 Marzo 2020, 15:16