14 Maggio 2013, 19:46
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PALERMO – Forse quella bambina era diventata per lei un ostacolo. Forse dava a lei la colpa della sua permanenza in Sicilia. Si sentiva costretta a restare a Palermo, lontano dal marito. Ecco perché, ed è la terribile ipotesi che ha fatto scattare il fermo per tentato omicidio, la mamma avrebbe spinto nel vuoto la piccola, per poi lanciarsi anche lei dal terzo piano. Sono state proprio le parole della donna (“la bimba è scappata dal balcone”) a fare scattare l’incriminazione ora al vaglio del giudice. Impossibile, infatti, secondo gli investigatori, che la piccola, di soli due anni, possa essere riuscita a scavalcare la ringhiera del balcone. E poi ci sono le parole della madre e la testimonianza dei vicini che ricostruiscono la storia di una donna che voleva tornare in patria nello Sri Lanka, dove vive il marito, a cui era scaduto il permesso di soggiorno, e un altro figlio.
La piccola si trova ricoverata in rianimazione all’Ospedale dei bambini: non rischia la vita ma la prognosi resta riservata visto che ha uno sversamento interno. La madre, invece, è piantonata nel reparto di medicina d’urgenza del Civico. Nella caduta, terminata sopra una Fiat Panda, ha riportato alcune fratture. I carabinieri del Reparto territoriale hanno ascoltato parenti e vicini di casa. Ne viene fuori il ritratto di una donna che soffriva di problemi psichici. Non era una persona equilibrata ed è per questo che gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dal sostituto Piero Padova daranno incarico di valutare le sue capacità di intendere e volere. Due notti fa i carabinieri l’avevano fermata mentre vagava senza meta nella zona di viale Lazio, ben distante da via Marinuzzi, nella zona di corso Tukory,dove viveva con la sorella e il cognato. Quest’ultimo, tirato in ballo dalle parole della donna (“E’ stato mio cognato”), ha raccontato di avere sentito un tonfo e di avere visto la cognata mentre scavalcava la ringhiera del balcone.
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14 Maggio 2013, 19:46