20 Maggio 2020, 20:33
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La scissione c’è, ma non si vede. O meglio, si vede benissimo, ma non è ancora ufficiale. Resta da capire se i quattro “dissidenti” del gruppo dei Cinquestelle verranno espulsi o andranno via per scelta loro. Di sicuro, una ricucitura oggi sembra complicata. Troppe parole, post su Facebook e soprattutto voti in Aula separano i deputati Mangiacavallo, Foti, Pagana e Palmeri da tutti gli altri.
I Cinquestelle all’Ars ammettono: “Spaccatura”
Non è un caso, del resto, che oggi il gruppo all’Ars del Movimento cinque stelle usi senza remore la parola “spaccatura”. “Prediamo atto intanto – scrivono gli altri quindici, guidati da Giorgio Pasqua – che per i portavoce Foti, Mangiacavallo, Pagana e Palmeri è venuto meno, per usare parole loro, il desiderio di far parte del gruppo 5 stelle. Bene, anzi male, anche se, per la verità, i segnali in questo senso si protraggono ormai da tantissimo tempo, persino nelle votazioni in aula, quando, frequentemente, i cinque (ai quattro di sopra va aggiunto Tancredi) si sono espressi in dissenso col gruppo, astenendosi o addirittura votando assieme a quel governo Musumeci, con cui il M5S non ha nulla a che spartire. E non si trattava, si badi bene, di votazioni confezionate su dei ‘no’ a prescindere, come i 5 deputati vogliono far credere, visto che abbiamo sempre deciso nel merito delle norme, votando “sì”, e non di rado, in questa e nella passata legislatura, a norme governative, quando queste andavano in direzione del bene dei siciliani. Nella vita, si può cambiare idea e, chi vuole, anche partito. Ma si deve avere l’onestà intellettuale di riconoscerlo, senza appigliarsi a scuse o, addirittura, cercare di rigirare la frittata, accusando noi di “goffi tentativi di imitazione dei partiti che prima ci proponevamo di smantellare”.
Cancelleri: “Basta con la pantomima”
Più lontana, al momento, ma sempre presente l’ipotesi di una “espulsione” da parte dei probi viri. Non sarebbe così immediata come sembra, fanno sapere fonti del Movimento. Al momento, a livello nazionale, i grillini hanno avuto anche altre questioni urgenti da risolvere, vedi il caso Bonafede. “Ma questa situazione non può andare avanti così ancora per molto” commenta il viceministro ai Trasporti Giancarlo Cancelleri, fino a poco tempo fa frotman del Movimento nell’Isola: “Si passino una mano sulla coscienza – dice – e provino a essere consequenziali. Dopo quel post, mi sarei aspettato che l’addio un minuto dopo”. E invece al momento i quattro attendono. “Attendono cosa, poi? L’espulsione? E da cosa dovrebbero espulsi, da qualcosa dalla quale si sono dissociati? Di sicuro devono smetterla di raccontare la storia degli agnellini traditi dai lupi. Questa pantomima non fa bene a nessuno. Io mi auguro ancora che si riconoscono nelle cose che li uniscono, poi per far parte di un progetto politico non si deve per forza essere amici”. Ma l’impressione è che la ferita sia ormai insanabile: “In quel caso, che dire? Buona vita a tutti. Se vogliono intraprendere una loro strada, lo facciano. Io temo però che non faranno altro che farsi sfruttare, spremere come limoni e poi buttare via dagli altri partiti”.
Il caso Tancredi
Di sicuro c’è che uno è già andato via. Proprio ieri Sergio Tancredi, dopo essere stato espulso dal Movimento, ha ufficializzato il suo addio al gruppo Cinquestelle e il passaggio al Misto. Un divorzio ampiamente annunciato: Tancredi ha anche votato a favore della Finanziaria di Musumeci: “Io ho solo pensato – ha detto a LiveSicilia – che nel momento storico più drammatico dal dopoguerra a oggi servisse unità di intenti. Da parte di tutte le forze politiche. Tutte avrebbero dovuto votare a favore. Tutte le opposizioni. Io espulso solo perché hanno voluto mettere a tacere una voce in dissenso”. Ma il Movimento non ci sta e ribatte: Tancredi è stato espulso per le mancate restituzioni. “È vero – spiega il gruppo all’Ars – che ha avuto delle difficoltà. È anche vero, però, che il gruppo lo ha aiutato con grande senso di amicizia e solidarietà e che lui ha ignorato totalmente i continui cartellini gialli che gli arrivavano dal Movimento nazionale per le mancate restituzioni. Non c’è stato da parte sua il minimo segnale di collaborazione”. Insomma, il Movimento avrebbe teso la mano al deputato, come afferma anche Giancarlo Cancelleri: “Io stesso scrissi a Tancredi, dicendogli che, se aveva i conti pignorati, avremmo comunque trovato una soluzione. Magari con un piano di rientro, chiamiamolo così. Lui mi ha risposto che non gli interessava più far parte del Movimento e non ha fatto nemmeno ricorso”.
Dove vanno i “dissidenti”?
Il futuro, però, è un’incognita per i quattro deputati in fuga. E per il battistrada Tancredi che ha già lasciato il gruppo accasandosi al Misto. Di sicuro, come spiega lo stesso Cancelleri e come emerge dal documento dei deputati Ars, la scissione è ormai un dato di fatto. Suggellato da un post su Facebook di qualche giorno fa in cui i quattro “dissidenti” affermavano, in sostanza, che sono venute meno le ragioni per stare insieme. Ma l’incognita, per loro, è enorme. Cosa fare? Dove andare? I quattro affermano un principio politico, intanto: la linea del ‘no a tutto’ non ha pagato. È il momento di cambiare e dialogare. Della serie: “Non si può opporsi a qualcosa solo perché la propone Musumeci o quel governo”. Un nuovo gruppo, quindi? Sembra questa l’ipotesi più probabile, ma oggi non è per nulla scontata. Ha sorpreso, ad esempio, ieri la decisione del deputato Matteo Mangiacavallo di apporre la sua firma al disegno di legge di Carmelo Pullara col quale si chiede di “togliere” la delega all’identità siciliana al neo assessore della Lega Alberto Samonà e di trasferirla nelle mani del presidente della Regione. Dove vanno, quindi, i quattro? Sembra che su un punto siano tutti d’accordo, Tancredi compreso: provare a recuperare lo spirito originario dei meet-up, quello del Movimento degli inizi. Non un gruppo di maggioranza, quindi, ammesso che nasca. Ma un gruppo che punta a utilizzare aggettivi già sentiti in passato in altri contesti: “costruttivo”, “responsabile”, incline al dialogo, più che alla contrapposizione ad oltranza. In vista delle prossime elezioni, magari. Quando scatterebbe per loro il limite del secondo mandato. Anche se non è escluso che l’addio possa coincidere con un “liberi tutti”, in vista di strategie anche più locali. Intanto un paio di loro, insistono alcuni big del Movimento in Sicilia, sono ancora in ritardo con la restituzione degli stipendi.
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20 Maggio 2020, 20:33