Le tangenti, Maesano e la “disattenzione dei dirigenti”

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15 Ottobre 2016, 09:35

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Egr. Direttore,
ho letto con attenzione, in verità senza stupore, l’articolo pubblicato su live sicilia del 10/10/2016 “Tangenti al Comune di Aci Catena” e ne è seguita una mia riflessione che desidero sottoporLe:
“Quanta disattenzione al Comune di Aci Catena! In quale attività erano impegnati il Responsabile della Prevenzione della corruzione, il Responsabile della Trasparenza, il Responsabile degli appalti, il Ragioniere Generale ed ultimo ma non ultimo il Segretario Generale e/o il Direttore Generale? Ciascuno per quanto di competenza.
Le predette figure professionali percepiscono uno stipendio per garantire una corretta azione amministrativa e laddove il politico e/o il Dirigente scalpita vi sono strumenti forniti dalla legge per porre argine alle devianze: procedimenti disciplinari, denunce alla Corte dei Conti, denunce alla Procura della Repubblica. In un Ente dove il Segretario Generale o il Direttore Generale (se nominato) vigilano sulla gestione, episodi come quelli in trattazione dovrebbero essere assolutamente sporadici e non ordinari.
Il sistema “Pubblica Amministrazione” non risponde più da troppi anni ai compiti cui è chiamato, preoccupati come sono tutti  di garantirsi una fetta di potere, un immeritato lauto stipendio, incarichi a più non posso ed in questa man bassa politico-burocratica il grande assente è l’interesse pubblico.
Il lavoro del Segretario Comunale, alla cui categoria mi pregio di appartenere, è complesso, delicato, impegnativo, da amare, quasi una missione e come può mai conciliarsi con svariati incarichi senza che ciò faccia perdere di vista adempimenti, scadenze, verifiche e controlli?
Non è più l’era di tangentopoli in cui il corrotto suscitava clamore ed indignazione. Gli unici ad essere ancora additati oggi sono coloro che non si piegano ai “desiderata politici” e come tali sono da sottoporre al pubblico ludibrio ad esempio e monito per chi volesse ribellarsi all’asservimento.
Da oltre venti anni in un crescendo rossiniano abbiamo assistito impotenti allo smantellamento del sistema dei controlli, con il risultato che oggi è ben visibile a tutti.
L’Italia è piena di contraddizioni, una per tutte: le leggi sono approvate dagli stessi politici che ne pretendono subito dopo il superamento per il proprio personalissimo tornaconto, pena il posto di lavoro del Dirigente sempre più asservito perché sempre più minacciato.
Sono tornati in scena gli stessi protagonisti politici, con la legge di delega al governo in materia di riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni, pronti ad assestare il colpo mortale dopo una lunghissima agonia alla figura del Segretario Comunale, ultimo, seppur timido, baluardo della legalità negli Enti Locali ormai tristemente condizionati da logiche perverse.
La Ministra Madia ha così predisposto una prima bozza di decreto delegato di riforma della Dirigenza Pubblica, con previsione tra l’altro della definitiva abolizione della figura del Segretario Comunale (qui prodest?).
Se il segretario Comunale ha oggi la funzione di “tirare a campare” che tanto della legittimità non importa più nulla a nessuno, un sincero ringraziamento alla Ministra Madia, che inconsapevolmente ci risparmia una umiliazione, poiché di servi incapaci di ribellarsi e che tradiscono la propria funzione ne è già fin troppo piena la nostra Nazione (la cronaca quotidiana ne fornisce autorevoli esempi); la vera stortura è che tolto di mezzo il Segretario Comunale si erige il “Dirigente Apicale”. Chi sarà costui? Chiunque. Altro che pubblici concorsi, selezioni, rispetto delle leggi, corsi e preparazione. E quest’Italia sarà sempre più nelle mani di chiunque, irrimediabilmente corrotta, incancrenita e tutto sarà incredibilmente legale.
Questa è per eccellenza un’epoca di incongruenze, approssimazione, assenza di regole, caos normativo, un’era davvero incomprensibile per chi ha studiato diritto senza raccomandazioni e superato un concorso pubblico senza segnalazioni. Un’era invivibile per chi della libertà ne ha fatto la propria ragione di vita.
Ritengo sia giunto il tempo in cui la “Ragion di Stato” debba fare ammenda per affrontare riforme rigorose che possano ridare al popolo amministrato la giusta dignità.
Questo anche in Sicilia dove, non dimentichiamolo, con equilibrismo giuridico ci ritroviamo tre Città Metropolitane, in assenza di alcuna previsione statutaria.”
Francesca Ganci, già segretario generale della Provincia regionale di Catania

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15 Ottobre 2016, 09:35

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