Le telefonate tra i due boss |Dal furto al “regalo di Natale”

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09 Marzo 2018, 20:32

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CATANIA – Il cellulare di un uomo d’onore squilla. La chiamata arriva da Catania, ma “Don Turiddu” La Delia non lo sa. Il boss si presenta: “Pippu di Catania”. Una telefonata con tutti i crismi del “rispetto” che si deve a un mafioso di Cosa nostra. Giuseppe Balsamo, infatti, per rivolgersi al vecchio boss usa il “vossìa”. Mentre le cimici della polizia registrano Pippo si lamenta con l’uomo d’onore ennese. Non avrebbe mantenuto la “sua parola”. Ma ‘don Turiddu’ rimanda, lo avrebbe richiamato non appena avrebbe avuto la “disponibilità”. Ma Pippo ribatte. Perché a lui risulterebbe che la ditta avrebbe già pagato “le fatture”.

È il primo contatto tra il boss dei Cappello-Bonaccorsi Pippo Balsamo e l’uomo d’onore di Cosa nostra ennese Salvatore La Delia, tutti e due finiti in manette nel blitz Capolinea, intercettato dagli inquirenti. Una delle miriadi di telefonate in mano ai pm della Dda di Caltanissetta che hanno documentato il pagamento di tangenti per la “messa a posto” di alcuni cantieri per la posa della fibra ottica nei comuni di Noto, Palazzolo Acreide e Augusta.

Qualcosa ad un certo punto va storto però. Perché anche se La Delia pensa di aver raggiunto un accordo, poche settimane dopo quella telefonata l’imprenditore subisce un furto. Scompaiono diversi mezzi, il valore si aggirerebbe sui 300 mila euro. È il 29 ottobre 2016, quando il titolare della ditta chiama “Zze Sarbatù” (il dialetto cambia, ndr) per informarlo che hanno rubato “tutte cose”. L’uomo d’onore ennese viaggia spesso dopo quella chiamata. Sempre in direzione Catania. Gli incontri – secondo i riscontri investigativi – però non avvengono. Ad un certo punto, diversi giorni dopo, alcuni mezzi sono ritrovati. La Delia spiega all’imprenditore che il furto ha lo scopo di esercitare “pressioni”.

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A dicembre è tempo di regali di Natale. Per Pippo Balsamo sono pronti 8 mila euro, che sarebbero stati incassati il 23 dicembre 2016 durante un incontro in un rifornimento di carburante a Enna Bassa. Per la precisione l’imprenditore avrebbe consegnato una prima tranche di 7000 euro e poi 1000 euro divisi in due rate. Ad incassare i 7000 euro è Eduardo Mazza (chiamato Bobby nelle telefonate) che però consegna al boss Pippo Balsamo 7940 euro. Un ammanco di 60 euro che scatena un piccolo disguido che però i due capimafia risolvono nel corso di una “cortese” telefonata. Anzi Pippo Balsamo è dispiaciuto di non essere andato all’incontro. Avrebbe potuto fare “gli auguri di Natale”.

Di quel pagamento l’imprenditore ne parla esattamente un anno dopo con un suo operaio. Si ricorda di aver sborsato 10 mila euro. Cosa che non sarebbe più disposto a fare. Anzi sarebbe pronto anche a denunciare. A denunciare anche “lo zio Salvatore…”. Poi le cose però sono andate diversamente.

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09 Marzo 2018, 20:32

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