11 Marzo 2016, 12:56
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PALERMO – Manca poco più di un mese al referendum sulla proroga delle trivellazioni in mare e anche in Sicilia si mobilitano le squadre del Sì e del No.
I promotori del Sì sono contrari alla proroga per le trivelle. Tra questi Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia: “Si vota Sì per dire stop alle trivelle ma anche per dire basta al petrolio – dice -. Nell’ultima conferenza sul clima di Parigi, lo scorso dicembre, il mondo ha scelto di andare da un’altra parte, ha deciso che nel giro di 50 anni non dovrà più utilizzare il petrolio, quindi – precisa il presidente regionale di Legambiente – continuare ad investire sulle trivellazioni è inutile, dispendioso e soprattutto pericoloso per la salute dei cittadini di tutto il Pianeta”. Motivi ambientali, mutamenti climatici e timore di disastri ecologici: questi i punti principali sostenuti dai favorevoli allo stop delle trivellazioni. “Il Mediterraneo è un mare praticamente chiuso e se si verificasse un disastro ambientale simile a quello accaduto nel golfo del Messico – spiega Antonella Leto, del comitato ‘No-triv’ – il nostro sarebbe un mare morto senza vita e senza possibilità che si possa riprendere”.
Dall’altra parte della barricata il fornte dei favorevoli alla proroga delle concessioni per lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi. Traquesti Claudio Barone, segretario regionale Uil: “L’Eni si è impegnata con un accordo formale sottoscritto con Cgil, Cisl e Uil a investire quasi 2 miliardi di euro per il petrolchimico di Gela. Il finanziamento è per la maggior parte diretto ad attività di ricerca e di estrazione, proprio per questo – conclude il segretario Uil – in caso di voto contrario alla proroga delle concessioni questo mega investimento andrebbe perso, con evidenti ricadute sull’occupazione, e tutto questo, per noi rappresentanti dei lavoratori, è inaccettabile”. Anche la Cgil, il tramite il segretario nazionale dei chimici, Emilio Miceli, a sostegno della proroga alle autorizzazioni: “Il referendum del 17 aprile non sarà contro le trivellazioni – spiega Miceli – perché anche il giorno successivo al voto le estrazioni di idrocarburi continueranno e fino al termine dei titoli concessori”. E chiarisce: “Trovo veramente discutibile che riguardo a temi così importanti per l’economia del Paese si possa procedere con referendum. Perché allora non si fa un referendum sull’Ilva, o sulle fabbriche d’armi oppure ancora un referendum per la politica energetica?”.
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11 Marzo 2016, 12:56