18 Giugno 2021, 10:15
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PALERMO – Lo stop a dieci articoli della legge di stabilità da parte del CdM scatena una girandola di reazioni.
Sono una decina le norme della legge di stabilità regionale impugnate dal CdM ieri sera, tra cui quella sulla stabilizzazione dei precari Asu, “ma l’impianto della manovra finanziaria è assolutamente salvo e corretto” dice l’assessore regionale all’economia Gaetano Armao. L’assessore spiega che la Ragioneria generale aveva avanzato sospetti di incostituzionalità su 46 norme, “alla fine la legge di bilancio è passata indenne al vaglio e su quella quella di stabilità l’impugnativa riguarda una decina di norme, il 90 per cento di iniziativa parlamentare”. “Su 115 articoli della finanziaria ci sta che una decina siano contestabili – aggiunge – tutte le vestali che avevano detto che la manovra sarebbe saltata dovrebbero prenderne atto”. “Ringrazio la ministra Gelmini per il confronto sereno e costruttivo portato avanti”, conclude l’assessore.
I sindacati Ugl, Confintesa, Cobas/Codir e Usb hanno proclamato lo stato d’agitazione dopo che il Consiglio dei ministri ha impugnato la norma regionale sulla stabilizzazione dei 4.571 lavoratori Asu, impiegati da enti pubblici e dal privato sociale. “Nelle more – spiega una nota delle sigle sindacali – indiciamo uno sciopero a oltranza, distinto per turnazioni e per uffici di appartenenza, nelle modalità e negli orari che, a breve, cercheremo di concordare con tutti i lavoratori”. I sindacati chiedono che Regione e governo nazionale trovino una soluzione entro l’anno: “Palermo e Roma, insieme, senza indugio alcuno e al riparo da ogni cavillo politico, hanno l’obbligo giuridico e morale di chiudere la mortificante pagina del precariato storico nell’Isola, garantendo i diritti dei lavoratori”
“Ci sono più di quattromila lavoratori, a cui il Governo regionale aveva assicurato la fuoriuscita dall’incubo della precarietà, e che oggi si ritrovano senza certezze. Ci sono decine e decine di sindaci che pensavano di poter rendere più efficiente la macchina comunale con i processi di stabilizzazione del personale e che invece si ritrovano, anche loro, senza certezze. Ma per il governo Musumeci la manovra ha retto. Se non ci fossero di mezzo le vite di migliaia di siciliani verrebbe da dire che dalla tragedia siamo precipitati nella farsa” Così Claudio Fava sugli articoli della finanziaria regionale impugnati dal Consiglio dei Ministri.
“Come era, purtroppo, prevedibile e malgrado i chiarimenti resi con le controdeduzioni ai rilievi del MEF – dicono i segretari generali regionali di Fp Cgil, Cisl Fp e UilTemp, Gaetano Agliozzo, Paolo Montera e Danilo Borrelli – la norma non ha passato il vaglio di Roma. Tutto ciò non è altro che la conseguenza di un rapporto politico-tecnico labile, se non inesistente, tra Governo regionale e Governo nazionale. E questo non è più ammissibile perché ci sono norme, delicate e complesse per il loro contenuto, che vanno accompagnate passo dopo passo fino a poter dispiegare i loro effetti”. “Adesso – concludono Agliozzo, Montera e Borrelli – occorre rimediare, e al più presto, per chiudere questa terribile pagina di precariato tutto siciliano che interessa 4.571 lavoratori che per 595 euro al mese circa, hanno tenuto in vita uffici, musei, aree archeologiche e che da anni ormai portano avanti, con grande senso di responsabilità, ruoli e mansioni importanti ma che non gli sono riconosciuti. Per questo serve grande coesione e il sostegno di tutte le forze politiche, a livello nazionale e regionale”.
“Nonostante le rassicurazioni del Governo regionale sulle interlocuzioni con Roma, l’articolo 36 della Finanziaria regionale è stato impugnato dallo Stato bloccando il processo di stabilizzazione di oltre 4.500 Asu che da anni consentono il funzionamento di uffici ed enti pubblici. A questo punto è necessario convocare subito il tavolo permanente al quale porteremo tre proposte: strutturalità del finanziamento fino al 2038, trasformazione dei contratti a tempo indeterminato almeno per le stesse ore attuali, aumento complessivo della dote finanziaria per la fuoriuscita incentivata ma senza paletti di alcun tipo. I lavoratori sono stanchi dei rimpalli e dei rinvii, hanno diritto ad avere risposte concrete e pertanto, in attesa della convocazione del tavolo, si conferma lo stato di agitazione”. Lo dicono Giuseppe Badagliacca, Clara Crocè e Gianluca Cannella del sindacato Csa-Cisal.
“Questa ennesima bocciatura del governo nazionale – dice Carmelo Pullara, parlamentare regionale e presidente e segretario del Movimento Onda – si abbatte sul nostro lavoro e sulle nostre battaglie ma in maggior modo sulla pelle di questi lavoratori vessati e presi in giro da anni con promesse su promesse mai realizzate. Mi chiedo: cosa fanno gli assessori Scavone e Zambuto dopo le passerelle, spesso in compagnia di deputati del proprio partito, e la presa di meriti non propri? Non dovrebbero avere una corsia preferenziale nel dialogare con Roma visto che sono rappresentati al governo, uno con un ministro facente parte del proprio partito e l’altro con ministri di un partito federato? La risposta è semplice ed amara – conclude Pullara – è ovvio che il dialogo non c’è e che questa è la riconferma che noi siciliani a Roma non contiamo nulla”.
“Ancora una volta la Regione siciliana non è riuscita ad aver approvata tutta la finanziaria. Difatti, il Cdm ha stralciato numerosi articoli relativi sia alla stabilizzazione dei tanti precari ma anche all’art. 57 sulla cannabis terapeutica. Tutto ciò dimostra, ancora una volta, quanto debole sia il presidente Musumeci nelle interlocuzioni con il governo nazionale”. Lo dicono Fabrizio Ferrandelli, responsabile Sud di +Europa, e Maria Saeli della direzione nazionale di +E. “Abbiamo dovuto attendere il verdetto finale del Consiglio dei ministri per certificare qualcosa che poteva essere chiarito per tempo, se vi fosse stata una condivisione del percorso. Come +Europa – proseguono Ferrandelli e Saeli – ci siamo battuti affinché la Regione siciliana potesse essere produttrice di cannabis ad uso terapico per i tanti malati che sono affetti da patologie per le quali il suo uso ha effetti positivi. Restiamo convinti che un percorso di questo tipo debba e possa essere intrapreso e, per tale ragione – concludono – continueremo a batterci affinché a tutti sia garantito il diritto alle cure necessarie”.
“E’ evidente che sulla decisione del Consiglio dei Ministri impugnare la norma che riguarda la stabilizzazione del personale Asu ha pesato l’assenza di interlocuzione tra il governo regionale ed i ministeri competenti. Il presidente Musumeci venga in Aula a spiegare le soluzioni che intende adottare per salvaguardare il percorso di stabilizzazione dei lavoratori Asu che da oltre 24 anni sono impegnati all’interno della pubblica amministrazione. Il governo ascolti la richiesta delle organizzazioni sindacali partecipando alla seduta della Commissione lavoro dell’Ars per fare il punto sulla situazione e per definire e condividere la strategia da mettere in campo. Il gruppo parlamentare del Partito Democratico continuerà a sostenere la battaglia dei lavoratori Asu per il riconoscimento dei loro diritti. Ribadiamo fin da adesso la necessità più volte espressa al governo durante l’esame della legge di stabilità, di incrementare la copertura finanziaria prevista per la stabilizzazione nel rispetto delle previsioni costituzionali”. Così il capogruppo Pd all’Ars Giuseppe Lupo commenta lo stop della Presidenza del Consiglio dei Ministri alla norma per la stabilizzazione dei lavoratori Asu.
“Finanziaria falcidiata, ennesimo flop del governo Musumeci: l’unica notizia buona è che è la penultima”
Lo afferma il capogruppo del M5S all’Ars Giovanni Di Caro.
“Quando dicevamo – afferma Di Caro – che la Finanziaria era infarcita di errori macroscopici che sarebbero certamente stati impugnati, lo dicevamo a ragion veduta. I siciliani sono stanchi di dover scontare sulla propria pelle i disastri del duo Musumeci- Armao. Dopo la Finanziaria di cartone, costruita coi soldi del Monopoli, di cui nessun beneficio hanno tratto i siciliani, la nuova norma si infrange, come prevedibile sul muro romano, per macroscopici errori. E Musumeci ora non ha nemmeno l’alibi di un esecutivo ‘nemico’ a Roma. L’unica nota positiva è che questa Finanziaria è la penultima di Musumeci. Visti i terrificanti risultati ottenuti dal suo esecutivo praticamente su tutti i fronti, non crediamo infatti che i siciliani saranno così masochisti da votarlo ancora”.
“Ci dispiace – conclude Di Caro – per norme come quella sulla Cannabis terapeutica e sulla stabilizzazione degli Asu, di cui Musumeci non è riuscito a fare comprendere l’importanza. La norma sulla Cannabis aveva alimentato grandi speranze tra coloro che speravano di poterla utilizzare per alleviare le proprie sofferenze”.
“Le parole dell’Assessore Armao, che tenta di scaricare sul parlamento regionale la responsabilità della bocciatura di alcune norme della Finanziaria, lasciano sconcertati – afferma la parlamentare regionale Marianna Caronia -. Forse non sa che il presidente Musumeci, a proposito della norma sugli ASU, aveva giustamente parlato di “soluzione definitiva dopo 25 anni” attribuendo il merito del provvedimento alla collaborazione fra Governo e Parlamento? O forse non sa che solo 10 giorni fa il suo collega Scavone aveva parlato di una “norma da difendere ad ogni costo” e si era impegnato in tal senso anche nei rapporti con Roma? Credo che l’Assessore Armao non sia del tutto conscio della gravità di quanto avvenuto. Si rende conto che fra le norme impugnate ci sono quelle per garantire i servizi resi nella pubblica amministrazione da migliaia di persone? Si rende conto che fra le norme impugnate ci sono quelle per garantire assistenza agli studenti con disabilità? Non è più tempo, se mai lo è stato, di dire che “va tutto bene” perché la crisi economica e sociale della Sicilia non può essere affrontata con superficialità o sminuendo la portata dei problemi. Credo sia indispensabile in tempi brevissimi una seduta dell’ARS, cui partecipi direttamente il presidente Musumeci, per trovare insieme una soluzione condivisa.”
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18 Giugno 2021, 10:15