L'emergenza non blocca la scadenza| Il carcere preventivo ha dei limiti - Live Sicilia

L’emergenza non blocca la scadenza| Il carcere preventivo ha dei limiti

Il Tribunale di Palermo

Processo alla mafia nigeriana. Accolto il ricorso dell'avvocato Antonio Gargano

PALERMO – Il Coronavirus non può giustificare, sempre e comunque, la sospensione dei termini di custodia cautelare in carcere. Il Tribunale del Riesame di Palermo (giudici Pappalardo-Denaro-Geraci) ha accolto il ricorso dell’avvocato Antonio Gargano, annullando l’ordinanza della Corte di appello di Palermo.

Il processo è quello che vede imputati i presunti componenti della mafia nigeriana che facevano capo all’organizzazione Black Axe (ascia nera). Il legale assiste Evasn Osaymwen condannato in primo grado a 4 anni e 8 mesi.

Il processo di secondo grado è iniziato il 26 maggio 2018. Poco prima che esplodesse l’emergenza Coronavirus la Procura generale ha chiesto l’esame di nuovi pentiti. Non solo quelli della mafia nigeriana, ma anche della Cosa Nostra palermitana.

Vista l’emergenza sanitaria il governo ha previsto che solo alcune udienze debbano essere celebrate, mentre per altre vanno sospesi i termini di custodia cautelare in carcere previsti per ciascuna fase processuale (in questo caso l’appello).

Il processo lo scorso marzo è stato rinviato e il collegio ha bloccato i termini per la scarcerazione. L’avvocato, nel suo ricorso, ha sostenuto che in questa maniera si vanno ad intaccare non solo il limite di fase ma anche quello massimi di carcerazione preventivi, che per il reato contestato è di due anni.

L'avvocato Antonio Gargano

La corte Costituzionale ha stabilito che i termini massimi sono un limite invalicabile. Non si può tenere un detenuto in carcere per sempre in attesa di giudizio. La Consulta ha stabilito, spiega l’avvocato Gargano, che “il sacrificio della libertà determinato dalla custodia preventiva sia interamente subordinato alle vicende del procedimento. E’ evidente che, aderendo all’interpretazione prospettata dalla Corte, il termine finale potrebbero subire infinite interruzioni che lo renderebbero indeterminato nella sua durata”.

Alla prossima udienza, convocata il 5 maggio, la Corte di appello dovrà decidere se ammettere l’audizione dei collaboratori di giustizia e dare a parola ai difensori, tenendo conto che se si superasse il 21 maggio 2020 tutti gli imputati dovranno essere scarcerati per decorrenza dei termini.


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