Leonforte, condannato per usura chiede la revisione del processo - Live Sicilia

Leonforte, condannato per usura chiede la revisione del processo

Forno: “Un’infamia collegarmi a un suicidio. Non mi è stato mai contestato nulla"

LEONFORTE (ENNA) – “Sto per chiedere la revisione del processo per dimostrare la mia innocenza. Non accetto e considero un’infamia le illazioni su un suicidio al quale sono totalmente estraneo e per il quale non mi è stata mai mossa alcuna contestazione”. L’incontro con Ettore Forno si svolge nello studio di uno dei suoi legali. Forno è il commerciante leonfortese che una decina di giorni fa è stato condannato in via definitiva a 2 anni e mezzo di reclusione, pena sospesa, per il reato di usura, risalente al 2008.

Il commerciante replica: “Chiedo ai giudici di riconoscere la mia estraneità alle accuse”, afferma spiegando che quella sentenza di condanna proprio non gli va giù, tanto che sta per chiederne la revisione, sostenendo di avere delle nuove prove che ovviamente, essendo state ottenute solo adesso, non potevano essere valutate dai giudici. “Non sono stato condannato in Cassazione – aggiunge -, la Cassazione non ha giudicato perché il ricorso è stato ritenuto inammissibile”. Forno si riferisce alla cosiddetta “tagliola dell’inammissibilità” dei ricorsi dinanzi alla Suprema Corte, in cui è incorso anche il suo. Se il ricorso viene ritenuto inammissibile i giudici, già chiamati dall’ordinamento a esprimersi sulla legittimità e non sul merito, lo bocciano e basta. La sentenza passa in giudicato. Ora gli resta la strada non semplicissima di una richiesta di revisione del processo e sembra volerla percorrere.

“È giusto precisare che la condanna per il reato di usura ha come oggetto una modesta somma di 5.000 euro, che è stata sottoposta a sequestro, non esorbitanti somme – prosegue Forno, mostrando gli atti del processo e la sentenza -. Per il caso specifico non vi sono sequestri di beni immobili ma risulta sequestrata solo la suddetta somma”. In sostanza Forno stigmatizza il parallelo tra la vicenda penale per cui è stato ritenuto responsabile e la misura di prevenzione patrimoniale disposta dal Tribunale di Caltanissetta, su cui pende appello. “Ci tengo per questo a esprimere il mio disappunto per un accanimento mediatico nei miei confronti – conclude -. Ogni volta che viene pubblicata una notizia che mi riguarda, viene reiterata una sequela di altri fatti e vicende che non riguardano il caso oggetto della specifica notizia giornalistica. Vengono addirittura pubblicati ed enfatizzati fatti gravissimi che non mi sono mai stati contestati”.


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