18 Novembre 2014, 19:00
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CATANIA – Sebastian Leto era sicuramente l’oggetto più misterioso nelle campagne acquisti degli ultimi due anni in casa Catania, arrivato in Sicilia con l’etichetta di ottimo giocatore ma forse troppo fragile per prendere in mano una squadra in rampa di lancio, dopo gli ottimi risultati ottenuti dai rossoazzurri sotto la guida dei vari Zenga, Simeone e Montella. L’argentino sbarcò in Sicilia quasi un anno e mezzo fa, con il presidente Pulvirenti che lo prese a parametro zero prima della fine della stagione 2012/2013 e lo accolse come un nuovo colpo a suon di tango, andando ad affiancare altri grandi talenti giunti a Catania dalla calda Argentina, come il Papu Gomez, il Pitu Barrientos e il bomber Bergessio, con i quali Leto avrebbe composto un poker tutto Albiceleste da leccarsi i baffi.
Le cose, in realtà, non sono andate esattamente così, nè per Leto nè per il Catania. Gli etnei avrebbero dovuto fare i conti con le esorbitanti richieste di Gomez e con la sua volontà di proseguire altrove il proprio cammino, optando per la soluzione Metalist che, alla lunga, si sarebbe rivelata clamorosamente sbagliata. E poi c’era lui, Sebastian Leto, che a quel punto avrebbe dovuto prendere il posto del proprio connazionale e che invece ben presto si sarebbe reso conto di non essere all’altezza, più sul piano atletico che su quello tecnico, di un campionato duro e intenso come quello italiano. Ne derivano prestazioni nettamente al di sotto delle aspettative, quasi sempre sotto la soglia della sufficienza, e un crescendo di mugugni e lamentele da parte del pubblico del “Massimino”, che con gli anni aveva imparato a conoscere e ad amare giocatori di ben altro calibro con addosso la loro maglia. Per il Catania arriva la retrocessione, per Leto finiva un campionato che aveva assunto i caratteri di un incubo.
Anche l’inizio del campionato cadetto vede Leto fare più disastri che altro. Colui che non avrebbe dovuto far rimpiangere Gomez e al quale erano state assegnate etichette importanti, nel giro di poche settimane si ritrovava addirittura a fare panchina in Serie B, mentre il Catania navigava nei piani bassi della classifica. Ma la resurrezione è dietro l’angolo, e si materializza sotto forma di derby. La partita che per i rossoazzurri voleva dire “riscossa”, visti i pessimi risultati ottenuti in trasferta, ma che dopo i primi 20 minuti ha messo all’angolo il pugile Sannino, reo di aver commesso grossi errori nella scelta dell’undici di partenza. Proprio Leto è una delle “vittime” della rivoluzione tattica del mister etneo, ritrovandosi a fare il “falso nueve” con effetti, ovviamente, devastanti. Ma il tecnico di Ottaviano si sveglia e compie la mossa decisiva: fuori l’infortunato Martinho, dentro Cani e Leto torna a defilarsi sulla sinistra. Una decisione perfetta sia per l’ex Panathinaikos che per tutta la squadra, che riprende a macinare gioco.
E a giovare di questo cambiamento è proprio Sebastian Leto, che dopo pochi secondi dall’inizio della ripresa fa il break giusto nella difesa trapanese e riduce le distanze, e pochi minuti dopo si inserisce perfettamente in area e ribadisce in rete come un vero attaccante. Al “Provinciale” finisce 2-2, il Catania e i catanesi, per la prima volta in più di un anno, si ritrovano a ringraziare un giocatore spesso fischiato e per il quale ci si augurava una partenza il più lontano possibile dalla Sicilia. E con il rientro dalla squalifica di Calaiò, l’ariete che serve a questa squadra per spiccare il volo, anche l’argentino può dire la sua in maniera convincente. Perchè il Catania ha bisogno anche delle sue giocate, per trasformare il grigiore dei primi tre mesi di campionato in un cielo (rosso)azzurro in cui far tornare a splendere il sole.
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18 Novembre 2014, 19:00