Lettera aperta a Lagalla: Palermo sia "Medico di se stessa" - Live Sicilia

Lettera aperta a Lagalla: Palermo sia “Medico di se stessa”

Lo scrittore al sindaco del capoluogo
LA PROPOSTA
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Caro Sindaco, carissimo Roberto,

è noto che molte città nel mondo e moltissimi Stati hanno una bandiera parlante. Cioè un motto. E sono accomunati  dall’averlo scelto in lingua latina, quindi universale. Ricorderai che a fine 2015 Parigi subì un tremendo attentato islamista e fu anche grazie al suo motto in Latino, rilanciato dalle tv nel mondo,  che questa città apparve a tutti più forte: “Fluctuat nec mergitur” (È sbattuta dalle onde ma non affonda).

Il motto delle comunità è sempre una breve frase dal contenuto morale che spesso accenna al passato e che certamente guarda al presente e al futuro.  Ovviamente, nella pratica quotidiana e nei recinti ormai definiti del passato, qualunque motto di qualunque collettività è contraddetto più spesso di quanto sia confermato; ma ciò non lo priva del suo significato più profondo e del suo contenuto esortativo.  Anche molti stati degli USA ce l’hanno e in Latino. Qualche esempio: “Esse quam videri” (Essere più che sembrare) è il motto della Carolina del Nord; “Excelsior” (Più in alto) è quello dello Stato di New York; “ Salus populi suprema lex esto” (La salvezza del popolo sia la legge suprema) è il motto del Missouri; e persino le Bermuda:  “Quo fata ferunt” (Dove ci porta il destino).  

La nostra “felicissima” Palermo, nota nel mondo anche per la sua bellezza celebrata dai giganti della letteratura, dominata e vessata nei secoli e sfregiata dalla mafia, ha mostrato una caratteristica: ha reagito con le proprie forze, con la propria gente. Se palermitani (e viciniori) sono stati i boss mafiosi, palermitani – come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – sono stati tra gli eroi civili che l’hanno difesa e in buona parte liberata. E palermitani furono coloro che, il giorno di Pasquetta del 1282, cacciarono dalla città (e dalla Sicilia) gli oppressori francesi;  così che ancora oggi si celebrano i Vespri Siciliani.  E nel XIX secolo, dopo alcuni tentativi nei primi decenni, fu a Palermo che il 12 gennaio 1848 scoppiò quella “Primavera dei popoli” che pervase l’Europa, ma che soltanto in Sicilia ottenne un risultato, seppure per poco più di un anno.

Insomma è nell’indole storica di Palermo curarsi da sola contro i carnefici sia stranieri che indigeni. E sarebbe utile ricordarsene. Ecco perché, accanto alla proposta di dotare Palermo di un motto, ne suggerisco uno: “Medicus sui ipsius”, cioè: medico di se stessa. Palermo medico di se stessa.

E noi palermitani per primi dovremmo farne tesoro.

Cordialità.

Aldo Sarullo


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