03 Settembre 2012, 15:17
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Caro presidente,
prendo l’iniziativa di scriverti ma è come se lo facessero, tramite me, i tanti, tantissimi tifosi del Palermo, praticamente in deliquio dopo l’umiliante disfatta di ieri contro la Lazio. Nel marasma generale, che non risparmia niente e nessuno del “pianeta rosanero” e nel quale, quindi, sono precipitato anch’io, sento il dovere di esprimerti il profondo disagio, molto simile alla vergogna, che ho provato ieri nel vedere che da una parte c’era una squadra di calcio vera, magari non irresistibile ma che tuttavia seguiva un copione tecnico-tattico ben ideato e scritto (la Lazio) e dall’altra il nostro povero Palermo, che sembrava più un’armata Brancaleone, un’accozzaglia di giocatori disposti alla viva il parroco e – quel ch’è peggio – tecnicamente inadeguati. Mi si è stretto il cuore, presidente perché ho avuto netta la sensazione che così come siamo messi non abbiamo dove andare… se non in serie B. E mi fa specie che uno come te, sempre allerta sul pezzo, stavolta svicoli di brutto, divaghi, tergiversi come se la cosa non ti riguardasse. E tutti sappiamo, invece, che ti riguarda, eccome se ti riguarda: il Palermo, così com’è ridotto oggi, è “opera” tua, solo e soltanto “opera” tua. Tu hai avallato, se non addirittura organizzato la campagna acquisti e vendite (più queste che quelli), altro che il povero (senza offesa: lui sa quanto io lo stimi) Perinetti. Infatti, in occasione della presentazione alla stampa del direttore dell’area tecnica e di Sannino, tra sorrisetti ed ammiccamenti vari, ti sei lasciato sfuggire la seguente, testuale dichiarazione: “Mi chiedete tutti qual è il vero ruolo di Perinetti, dove arrivano i suoi poteri e dove, invece, si fermano: bene, ve lo spiego con un esempio pratico: avete presente il ruolo di Galliani nel Milan? Ecco, Perinetti farà per me quello che Galliani fa per Berlusconi: organizza, dispone, incarica, sceglie i giocatori da prendere e quelli da cedere; insomma, piena libertà d’azione, completa, incondizionata… Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto ma, al momento di concludere, al momento del conquibus, si deve rapportare con me, perché sarò sempre e solo io a ratificare i suoi contratti, le sue decisioni, le sue scelte”.
Come dire, alla fine decido sempre e solo io: lui alza il polverone, smuove mari e monti, mediatici e non ma, prima della firma, deve consultarmi e … chiedermi lo “sta bene”: Altrimenti è solo tempo perso. Come quello, caro presidente, verificato in diretta, live come si dice oggi, di Perinetti che chiude l’affare Mesbah col Milan ma, al momento, della firma arriva la telefonata e … zac, tutto all’aria: abbiamo scherzato.
Eh no, caro presidente, con i tifosi e i loro sentimenti; con la loro passione incorruttibile non si può, non si deve scherzare, perché sono loro, i tifosi, quelli che alla fine scontano gli errori generali, si disperano, si sbattono la testa al muro, vedendo che la loro squadra viene presa d’infilata prima dal Napoli e poi dalla Lazio. Che non si dannano poi molto, basta poco a far strame di questo Palermo imbelle, addirittura implume, che in due partite non solo non ha fatto un gol, ma neanche ci ha provato.
E come poteva, se nelle ultime due stagioni lo hai ridotto in brache di tela, prima i vari Sirigu, Cassani, Bovo, Nocerino, Pinilla; e poi Viviano, Migliaccio e infine Balzaretti (e non parlo di Cavani e Pastore, perché davanti a certe offerte non è dato resistere)?
Sì, è vero, alcuni, se non tutti, l’hanno scelto di andar via, ma io mi chiedo perché, e avresti dovuto chiedertelo anche tu. Può essere che, alla fine di tutto, di chiacchiere e promesse mancate, abbiano scelto di andare altrove, là dove si chiacchiera di meno e si progetta di più? E’ un’ipotesi, caro presidente, ma devo prenderla in considerazione perché – lo ripeto – non parlo a titolo personale ma con la voce straziata dei tanti, troppi tifosi che non ci credono più; che non “ti” credono più, quando ad ogni inizio campionato, affermi con la tua ormai proverbiale sicumera che “Questo Palermo è il più forte della mia gestione e credo proprio che arriveremo all’Uefa se non in Champions”.
Ecco, questa è la cosa che, più d’ogni altra, li fa imbufalire i tifosi, perché si sentono presi per i fondelli e questo, non piace a nessuno, neanche ai tifosi più intemerati e adamantini che esistono al mondo. E quelli rosanero, tu lo sai, sono stupendi, non tradiscono mai, neanche davanti a un doppio 3-0, sono sempre lì, a tifare Palermo, magari non si abbonano più come una volta ma la loro voce la senti fino al 90’. Solo a partita finita arrivano i fischi, perché è umano che accada, quando ti accorgi che tutto l’amore che hai per la squadra ce l’hai solo tu e che quelli che decidono, invece, se ne infischiano. E al mercato estivo, pur avendo l’obbligo (e sottolineo l’obbligo) di sostituire degnamente Balzaretti, non si è speso un cent e noi siamo rimasti quelli che eravamo, ad onta delle promesse della vigilia: “Prenderemo un degno sostituto di Balzaretti”. Ed invece…
Io sono uno all’antica (anche per gli anni sul groppone, ma non solo) e vivo di principi morali, come si usava una volta molto di più dei tempi moderni e non dimentico che tu, caro presidente, mi hai restituito il bene più prezioso per un tifoso: la serie A. E questo dopo 32 anni di vergogne varie e per questo ti sono e ti sarò grato a vita, ma non posso diventare cieco e sordo per l’imperitura gratitudine che ti devo, altrimenti si può pensare che qualcuno su questa gratitudine ci specula da anni. E io non sono mai stato nemmeno sfiorato da una cattiveria simile, tant’è vero che mi sono sempre schierato, fino a ieri (meglio, ieri l’altro) dalla tua parte; ho sposato le tue motivazioni, la crisi economica che si è abbattuta sul mondo del pallone e non, la mancanza di liquidità, l’impossibilità materiale di investire ancora nel pianeta calcio. Tutto possibile, quasi vero, però se va via Balzaretti e noi abbiamo un mister che gioca col 4-4-2 i soldini presi dalla cessione del neo romanista andavano impiegati per prendere, che so, un Peluso, un Mesbah, un Ziegler, un Antonelli, perfino. E, invece, fino alle 19 di venerdì 31 agosto siamo rimasti tutti col fiato sospeso e non è arrivato nessuno. Per poi sentirci raccontare da Perinetti: “Non c’era poi tutta questa necessità… semmai ci penseremo a gennaio”.
Parole sotto dettatura, vero presidente? E, se è così, come temo, mi chiedo: perché trattarci così? Perché, se non vuoi più saperne di quella che una volta chiamavi “la magnifica avventura rosanero”, non lo dici chiaramente e predisponi le cose per un giusto e degno erede?
P.S. Mi sono permesso di darti del “Tu” perché con il “lei” si ragiona male, quando si deve parlare di sentimenti, di passione, di tifo. Spero mi perdonerai la confidenza.
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03 Settembre 2012, 15:17