L’ex assessore Girlando a giudizio |Accusato di tentata concussione

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18 Aprile 2017, 17:24

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CATANIA – E’ stato rinviato a giudizio Giuseppe Girlando, ex assessore comunale al Bilancio della Giunta guidata dal sindaco Enzo Bianco, accusato di tentata concussione aggravata. La Gup Simona Ragazzi ha accolto la richiesta del pm Fabio Regolo che ha coordinato la delicata inchiesta scoppiata dopo la denuncia di Gianluca Chirieleison, rappresentante della Simei, azienda con cui il Comune aveva in corso una transazione per un contenzioso di oltre un milione di euro. L’imprenditore si è presentato dai carabinieri con la registrazione (LEGGI AUDIO INTEGRALE) dell’incontro in cui sarebbe stato minacciato dall’ex assessore. Girlando avrebbe detto che la transazione sarebbe stata ostacolata se non avesse “intercesso (indebitamente) nei confronti” del consigliere di opposizione Manlio Messina che stava mettendo i bastoni tra le ruote all’approvazione “da parte del Consiglio comunale della delibera ‘Sostare'”, presentata dall’imputato.

La prima udienza del processo è stata fissata per il prossimo 6 dicembre davanti alla Terza sezione penale del Tribunale di Catania. In quella udienza il Comune potrebbe presentare istanza di costituzione di parte civile, assumendo (in caso di accoglimento del collegio giudicante) la doppia veste nel dibattimento.

L’UDIENZA PRELIMINARE – Giuseppe Girlando non si è mai presentato al Palazzo di Giustizia di Piazza Verga nel corso delle udienze che si sono svolte davanti al Gup Simona Ragazzi. Non è mai mancato invece Gianluca Chirieleison, difeso dall’avvocato Gianluca Costantino, insieme alla moglie Maria Cristina Ferranti, entrambi ammessi come parte civile nel procedimento. Il difensore dell’ex assessore, l’avvocato Carmelo Peluso, aveva chiesto invece l’esclusione dal processo in quanto la Simei, l’azienda danneggiata dalla condotta dell’ex amministratore, è stata dichiarata fallita. Su questo filone la Gup ha accolto la costituzione di parte civile anche del curatore fallimentare della società Gaetano Cocuzza. L’avvocato Gianluca Costantino ha citato il Comune di Catania come responsabile civile nel procedimento. Il difensore dell’amministrazione di Palazzo degli Elefanti, questa mattina, ha chiesto al Gup di escludere l’ente come responsabile civile del Comune. La Giudice Ragazzi ha però rigettato l’istanza della difesa del Comune. A quel punto si è entrati nel vivo dell’udienza preliminare: il pm Fabio Regolo ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Giuseppe Girlando. Dopo la discussione dell’accusa si sono susseguite quelle delle parti civili e della difesa. L’avvocato Carmelo Peluso ha concluso chiedendo il proscioglimento dell’imputato.

L’INCHIESTA – Il cuore dell’inchiesta dei carabinieri sono le intercettazioni. Dall’ascolto delle conversazioni captate gli inquirenti ricostruiscono il quadro accusatorio. L’imprenditore avrebbe subito la minaccia di “promettere la propria indebita intercessione nei confronti” del consigliere comunale Manlio Messina per “non fargli ostacolare l’approvazione da parte del Consiglio comunale della delibera di Giunta su ‘Sostare'”, avanzata la scorsa estate proprio dall’ex assessore. L’imprenditore si è presentato dai carabinieri con la registrazione dell’incontro con Girlando. Alla denuncia sono seguite una serie di intercettazioni che sono finite in una precisa informativa firmata dall’allora comandante del Nucleo Investigativo dei Carabinieri Adolfo Angelosanto. I militari evidenziavano la condotta dell’amministratore e chiedevano alla Procura di procedere con una richiesta di misura cautela. Ad ottobre però, per una strana coincidenza temporale, arrivarono le dimissioni di Giuseppe Girlando da assessore comunale al Bilancio. Atto che ha fatto decadere uno dei fondamenti per una misura cautelare e cioè la possibilità di reiterazione del reato, che viene meno non essendoci più l’incarico pubblico e amministrativo. A quel punto il pm Fabio Regolo ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio.  Si parla di tentata concussione e non di concussione perché l’evento (reato) non si sarebbe concretizzato per “la resistenza della persona offesa”. Chirieleison avrebbe subito “un danno patrimoniale di rilevante gravità consistito nell’ammontare della transazione non stipulata”, pari a quasi 4 milioni di euro. La mancata transazione ha fatto saltare il concordato preventivo ed ha portato la Simei al fallimento, con i conseguente licenziamento dei dipendenti. Sin dall’inizio Girlando ha parlato di totale estraneità dalle accuse.

L’EX ASSESSORE. Il voto del Consiglio sul Piano di rientro, le dimissioni, il processo. È cambiata nel giro di quattro mesi la posizione dell’ex assessore Giuseppe Girlando al centro di un’inchiesta per tentata concussione aggravata, che oggi lo vede , avviata dopo la denuncia del titolare della Simei, Gianluca Chirieleison, in relazione a una transazione con Palazzo degli Elefanti per milioni di euro che non si sarebbe concretizzata, portando al fallimento dell’azienda. Il titolare avrebbe subito la minaccia di “promettere la propria indebita intercessione nei confronti” di un consigliere dell’opposizione, Manlio Messina, per “non fargli ostacolare l’approvazione da parte del Consiglio comunale della delibera di Giunta su ‘Sostare'”, avanzata dall’allora titolare della delega al Bilancio. A mettere nei guai Girlando, delle intercettazioni che confermerebbero il fatto che Girlando abbia modificato la bozza di transizione tra Comune e Simei – circostanza per la quale lo stesso accordo non si è poi concretizzato, portando al fallimento dell’azienda – in particolare, le date per il pagamento della prima rata della transazione: a indicare l’ex assessore sarebbero le parole del dirigente Roberto Giordano dette all’altro dirigente, Corrado Persico. (LEGGI QUI)

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Ma è lo stesso Girlando, in un’altra intercettazione, ad affermare quale sia la propria volontà, ovvero punire l’esponente dell’opposizione: “Veramente io sono troppo incazzato, io l’unico modo per punire Manlio da questa cosa è così – dice Girlando parlando con Chirieleison – mi deve scusare”. Nella consapevolezza che l’azienda, senza transazione, avrebbe passato i guai. “Sta sbagliando e allora io sono…siccome si sta comportando da stronzo, io mi comporto da stronzo e ci va di mezzo qualcuno, io glielo devo dire: farò di tutto perché sta transazione ritardi più possibile”. (LEGGI QUI)

IL FALLIMENTO DELLA SIMEI. La vicenda da cui sono scaturite le indagini ha già provocato delle conseguenze nefaste. Sicuramente per i dipendenti della Simei, oggi senza occupazione proprio per quanto consumatosi negli uffici del Comune, almeno secondo il direttore generale dell’azienda, Gianluca Chirieleison. “Tre anni fa è stata votata la delibera di Giunta, mai ottemperata – ha raccontato Chirieleison a Livesicilia. Poi ne è stata fatta un’altra un paio di anni fa. Noi abbiamo rinunciato a un bel gruzzolo, anche rispetto alla transazione precedente. Insomma, era più vantaggiosa nei confronti dell’amministrazione. Dopo un anno e mezzo di tira e molla, si arriva finalmente a gennaio 2016, quando si chiude formalmente. I soldi per la prima rata ci sono subito. Noi chiediamo il pagamento immediato di una cifra per poter pagare gli stipendi ai lavoratori. E di non subire nessun fallimento. Avremmo portato avanti l’azienda se noi, un anno fa, avessimo incassato quello che ci spettava. Era di circa un milione di euro e i lavoratori settanta. Il paradosso è che, per coprire il debito, che poi è stata la cifra che ha fatto fallire la Simei, ne servivano circa 400 mila euro”.

Sulla faccenda, dopo una settimana di silenzio, è intervenuto anche il sindaco Bianco che ha difeso il suo uomo. “Rispettiamo la magistratura – ha detto il primo cittadino – ma, e a parlare è la sua storia, nessuno ha mai messo in dubbio la professionalità”.

 

 

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18 Aprile 2017, 17:24

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