09 Ottobre 2017, 15:22
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PALERMO – Le motivazioni non spiegano solo perché Raffaele Lombardo è stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa (in appello ha retto la sola corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso), ma cancellano anche le ombre che il giudice di primo aveva addensato sulla figura di Mario Ciancio.
Secondo l’impostazione dei pm, che non ha retto al vaglio dei giudici, Ciancio Sanfilippo era interessato al progetto per la costruzione di un centro commerciale su dei terreni di sua proprietà. Terreni agricoli acquistati con la prospettiva certa che una variante nel piano regolatore li avrebbe resi edificabili. Il tutto grazie ad un accordo fra Ciancio e Lombardo. Non solo: a beneficiarne sarebbero state anche le imprese di personaggi contigui alla mafia, chiamati a lavorare nei cantieri edili.
I giudici d’appello scrivono ora che “non c’è mai stata una interlocuzione diretta tra Lombardo e l’imprenditore Mario Ciancio”. E sui lavori affidati a personaggi poco raccomandabili? Non c’è traccia di un interessamento di Lombardo o di un ruolo di Ciancio. Da una nota dei carabinieri del Ros, datata 24 dicembre del 2013, emerge al contrario che non poteva essere stato l’editore de La Sicilia ad affidare gli incarichi visto nel 2007 aveva venduto le sue quote. Non era più interessato all’affare.
È ipotizzabile che queste motivazioni confluiranno nel fascicolo del processo che inizierà il prossimo marzo e che vede Ciancio imputato per concorso esterno in associazione mafiosa dopo che la Cassazione aveva annullato la prima sentenza di non luogo a procedere.
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09 Ottobre 2017, 15:22