05 Maggio 2009, 11:06
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Al centro Biotos, di via XII Gennaio, a Palermo, si inauguravenerdì prossimo la mostra “L’homme” di Lorenzo La Mantia, visitabile fino al 22 maggio. La mostra è a cura di Aurelio Pes che presenta le opere con una lunga e appassionata nota che riportiamo.
La natura che ispira Lorenzo La Mantia non è quella dei sette giorni della creazione, durante i quali Dio dona forma all’informe e nome a tutti gli esseri animati e inanimati. E’ invece quella che esattamente la precede e la annunzia, quando ancora non si scorge alcuna erba nei campi irrorati dalla pioggia celeste né l’uomo è ancora in grado di coltivare il suolo e renderlo fruttifero.
Tutto è qui invece in continua metamorfosi; e non è un caso che La Mantia tenda a interpretare gli esseri in formazione come un succedersi vorticoso di cerchi concentrici che senza meta si estendono nell’infinito; o come grandi masse ruotanti di zolfo incandescente, che si riverberano nelle acque azzurro cupe. Suscita quindi meraviglia il fatto che fra questi molteplici cataclismi cominci a farsi strada un’esile figura di uomo-donna che schiude gli occhi smarriti alla precarietà dell’esistenza, mentre acque invadono immensi territori, vulcani esplodono, montagne si scontrano e aggregano.
Soltanto pochi sono riusciti a conservare memoria di tale primo stadio dell’universo, nel quale hanno poi trovato sostegno l’incubo ricorrente del diluvio universale; o la venerazione per le montagne e i loro derivati, le piramidi ad esempio, in cima alle quali i primi esseri ebbero l’opportunità di salvarsi dalle inondazioni. Da ciò l’orrore, persistente in noi, per fulmini e fuochi crepitanti. O il ricordo perenne delle lotte sostenute dalla terra contro il cielo, di cui è poetica memoria nel mito dei titani e della loro guerra contro gli Dei. Tutti sentimenti oggi in apparenza sedati dallo spirito dell’uomo, a causa forse della superficiale calma succeduta a quei secoli di calamità, o della acquisita conoscenza degli effetti dell’intimo operare della natura. Processo che per La Mantia non si potrà mai dire però del tutto adempiuto, continuando gli elementi primordiali a minare i pilastri dell’universo, come dimostrano le caverne del mare, che d’improvviso sprofonderanno a causa della costante pressione delle acque; o dell’assestarsi in progress della crosta terreste che, ora come un tempo, sconvolge e popola di lutto immensi territori. Ed è proprio sull’archetipo della ricreazione inesausta del mondo che si accampa questa potente rassegna d’opere di Lorenzo La Mantia, L’homme rouge, il quale non è poi altri che Adamo, il nostro progenitore comune, un tempo custode dell’albero della vita, oggi come tutti noi, in continuo alternarsi tra bene e male, e folgoranti ascese e ricadute.
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05 Maggio 2009, 11:06