21 Maggio 2014, 20:02
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BELPASSO. Un momento appassionato e coinvolgente: in nome della incondizionata “lotta alla mafia”. All’interno dell’aula consiliare di Belpasso, magistrati, forze dell’ordine, istituzioni, studenti e docenti hanno dato vita al resoconto finale del percorso “L’ora di legalità” voluto dall’associazione anti-racket Libera Impresa del presidente Rosario Cunsolo e che ha sede proprio in una delle stanze del palazzo municipale belpassese. Nel corso dei mesi, gli istituti Ferraris (Belpasso), Mario Rapisardi (Biancavilla), Giovanni Paolo II (Piano Tavola) e Gioacchino Russo (Paternò) hanno incontrato i rappresentanti delle maggiori istituzioni della provincia ed hanno compreso quanto importante sia combattere l’abuso e il malaffare: ovvero, come la mafia vada annientata con l’esempio e l’impegno di tutti i giorni. Ed al di là della facile retorica, il coinvolgimento dei ragazzi è stato pieno ed ammirevole. All’appuntamento finale – nel corso del quale sono stati presentati diversi testi scritti di pugno dagli studenti – non ha voluto mancare il Procuratore capo della Repubblica, Giovanni Salvi. Assieme a lui, il sostituto procuratore della Dda, Pasquale Pacifico; il comandante della Compagnia dei carabinieri di Paternò, Capitano Lorenzo Provenzano; il responsabile della Tenenza della Guardia di Finanza, Luogotenente Francesco Leotta. A rappresentare il Comune di Belpasso, il presidente del consiglio, Francesco Licandri. Nel corso dell’incontro è stato evidenziato anche il ruolo importante dell’informazione in un contesto difficile e complicato con un attestato di merito che è stato assegnato all’emittente televisiva Video Star. Di seguito, il racconto dei protagonisti.
GIOVANNI SALVI (Procuratore capo). Un appuntamento come quello di oggi è un fatto fondamentale: perché fino a quando non cambia la mentalità, tutti i nostri sforzi saranno certamente meno efficaci. Serve una svolta culturale. Ancora ieri, grazie alla collaborazione di un imprenditore, siamo riusciti ad arrestare in flagranza di reato due appartenenti ad una organizzazione criminale che aveva messo addirittura i lucchetti alle saracinesche per impedirgli di lavorare. Questo è un esempio di un cambio di mentalità e, dunque, partire dai ragazzi diventa un discorso importantissimo. Sono molti i commercianti, gli imprenditori, che collaborano indicando quando ricevono minacce o richieste estorsive: la nostra capacità di intervento è migliorata e, soprattutto, stiamo provando a intervenire sui tempi della giustizia che restano lunghi. Ma cerchiamo di essere sempre pronti: non basta arrestare ma anche condannare.
PASQUALE PACIFICO (Sostituto procuratore Dda). E’ dal un cambio della mentalità che la lotta alla mafia può ottenere risultati concreti. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono i primi che compresero l’importanza di incontrare le scuole, parlare con i ragazzi: di coinvolgerli attivamente. La lotta alla mafia non è solo un fatto di attività giudiziaria e di repressione ma è anche e soprattutto un fatto di rivoluzione culturale.
ROSARIO CUNSOLO (Presidente Libera Impresa). E’ stato un grande successo. Abbiamo coinvolto i ragazzi degli istituti dove siamo stati e grazie al contributo dell’Anm di Catania li abbiamo coinvolti in maniera seria. Hanno anche partecipato ad un concorso sulla lotta alla mafia ed è stato davvero bello vedere con quanta partecipazione hanno lavorato.
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21 Maggio 2014, 20:02