06 Luglio 2015, 05:02
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CATANIA – La mafia non perdona. Chi si pente è “un bastardo” che non merita “misericordia”. La collaborazione di Fabrizio Nizza ha portato un ciclone nella malavita di Librino. I carabinieri stanno seguendo in diretta le reazioni dei “picciotti” capeggiati dal fratello Andrea Nizza, latitante da 7 mesi. Intercettazioni che hanno svelato anche la piena operatività e pericolosità del gruppo. Sono infatti delle scorse settimane alcuni fermi disposti dalla Procura che sono stati tramutati in ordinanza di custodia cautelare nei confronti di diversi affiliati ai Santapaola: Orazio Magrì, Rosario U Russu Lombardo, Daniele Nizza e Giovanni Privitera (tutti già detenuti), Salvatore Cristaudo, Agatino Cristaudo, Martino Cristaudo e Eros Salvatore Condorelli. E’ stata fatta luce su tre omicidi di mafia.
E’ il 27 marzo 2015, appena tre mesi fa. Un’intercettazione proietta chiaramente il violento terremoto che si è abbattuto sulla malavita di Librino dopo la decisione dell’uomo d’onore dei Santapaola di diventare collaboratore di giustizia. Salvo Eros Condorelli e Martino Cristaudo, insieme a un’altra persona, commentano in auto il recente pentimento di Fabrizio Nizza. “… Era un bastardo!… Era come Santo La Causa e ha fatto la stessa fine di Santo La Causa…”. Santo La Causa, catturato nell’operazione Summit dei Carabinieri che interruppero un vertice del ghota dei Santapaola, fin da quando collabora con la magistratura ha permesso agli inquirenti di azzerrare diversi gruppi di Cosa Nostra catanese.
I due che sono intercettati sono uomini di rilievo all’interno del gruppo dei Nizza. Salvatore Eros Condorelli, detto “U Cicero” è il cognato di Andrea Nizza. Davide Seminara, il collaboratore che ha permesso all’Arma di scovare un potente arsenale a settembre, non ha dubbi: Condorelli, infatti, sarebbe uno dei pochi che conosceva il nascondiglio. “Le armi di cui ho parlato prima – si legge nei verbali – erano di Andrea Nizza, senza il suo assenso nessuno avrebbe potuto toccarle, usarle o spostarle”. Fabrizio Nizza racconta che “Condorelli aveva il ruolo di trasportare armi e stupefacenti. Fino a che sono stato libero è stato con me e poi, dopo il mio arresto, con mio fratello Andrea“. Ma con il cognato ci sarebbero stati dei problemini. Lo racconta Seminara. “U Cicero faceva uso di cocaina e si sarebbe approprioato dei soldi dell’organizzazione approfittando del fatto che il capo era il cognato. Ma Andrea lo avrebbe cacciato. Da quel momento si sarebbero susseguiti chiarimenti e allontanamenti.
Martino Cristaudo, invece, insieme ai fratelli Agatino e Salvatore fanno parte del gruppo mafioso dei Nizza e “in particolare – come racconta Seminara – del gruppo gestito da Fabrizio prima e da Andrea Nizza dopo“. Agatino e Salvatore Cristaudo sono anche accusati della soppressione del cadavere di Giuseppe Antonino Rizzotto, capo storico del Villaggio Sant’Agata, ucciso nel 2011. I due fratelli Agatino e Salvatore Cristaudo, insieme a Giovanni Privitera, si sarebbero occupati di far sparire il corpo. E’ direttamente Fabrizio Nizza, che si è auto accusato dell’omicidio, a raccontare i particolari: “Io diedi incarico a Agatino Cristaudo, al fratello e a Privitera di seppellire il cadavere. Il Privitera disse al Cristaudo di acquistare una carriola che li avrebbe agevolati nel trasporto. Io andai a casa e mi riposai, quando uscii nel pomeriggio al viale Moncada 10 incontrai il Privitera e i due Cristaudo che mi dissero che era tutto a posto”.
I fratelli Cristaudo non sempre sono stati affiliati dei Nizza. “Prima erano con Orazio Privitera – racconta Nizza ai magistrati. Poi nel 2006 passarono con il mio gruppo perchè hanno avuto discussioni con gli Arena: entrarono nel gruppo di mio fratello Andrea occupandosi di stupefacenti. Loro tre li gestiva Andrea”. E Cristaudo parlando lo scorso marzo con Condorelli del pentimento di Fabrizio Nizza fa riferimento proprio al suo passato con il boss dei Cappello.“Perchè lui (Fabrizio ndr) mi diceva sempre…- si sente nell’intercettazione – lui sapeva che noi, con Orazio Privitera, avevamo un buon rapporto. Noialtri abbiamo un buon rapporto con Orazio… e lui ci diceva sempre(…) ci diceva: “Orazio Privitera ora lo hanno arrestato e si pente!”. Invece è il signore di Librino a pentirsi. I due malviventi inoltre avrebbero saputo dei progetti dell’ex capomafia di volerli eliminare. “Fabrizio ci voleva fare ammazzre a noialtri… a tutti quanti”(…)… Fabrizio ha sempre odiato i ragazzi che stavano con Andrea… Per Giuvanneddu sai che cosa aveva mandato a dire… Fabrizio dalla galera? “Chiamatelo con la scusa che c’è una microspia nei contatori e gli sparate in testa… lo dovete “buttare” a “Giuvanneddu u Nacchiu” (Giovanni Privitera ndr) Aveva dato ordine veramente!“.
E poi arriva la conferma su una cosa precisa, su chi oggi gestisce gli affari malavitosi di Librino. Un sospetto degli investigatori che diventa quasi una certezza. “Ma chi è il capo di Librino?” chiede il terzo interlocutore, rimasto ignoto. Condorelli risponde: “E’ stato Fabrizio, ma poi è stato lui Andrea, oggi”.
I fratelli Cristaudo sono pienamente operativi. In diverse intercettazioni si parla della gestione delle piazze di spaccio, di alcune zone in partnership con altri gruppi criminali. “Loro hanno anche le piazze … in una piazza nostra… – si legge nella trascrizione – in cui loro hanno l’orario …. loro devono vendere da un’ora a un’altra ora il fumo… da un’ora a un’altra ora la cosa. Loro avevano fatto che da un’ora a un’altra vendevano fumo e cosa. Ci siamo scontrati subito!“. Martino Cristaudo parla con Condorelli non solo di gestione ma anche di pagamenti e precisamente dello “stipendio” a suo fratello Agatino: “…e gli devei dare settecento euro a mio fratello Agatino… quello è lo stipendio… e poi ci resta solo “Giuvanneddu” che glieli diamo domenica… gli diamo lo stipendio di due mesi… lo hai capito?…ah?… devi levare mille e quattro va!… e basta … e restano... “. Sempre nel mese di Marzo Cristaudo viene intercettato con la moglie e il figlio ed emerge che Martino quale responsabile del “Moncada 10”, investitutra ricevuta da Andrea Nizza, aveva avuto dei contrasti con altri gruppi criminali per ritardi nei pagamenti causati da Sebastiano Sardo, detto Iano Occhiolino, affiliato al clan.
Pronti a usare le armi i fratelli Cistaudo. Chiarissima l’intercettazione di maggio, che fa decidere la procura di disporre i fermi degli indagati. Martino Cristaudo intercettato con suo fratelllo Agatino fa riferimento al fatto che è in possesso di una mitraglietta Skorpion e della sua intenzione di utilizzarla: “Forse non l’hai capito… ho duu scorpio… ora u ncignu” .
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