Boccassini, parla il collaboratore di Falcone: "La verità"

Boccassini, il collaboratore di Falcone: “Ecco tutta la verità”

Il libro della Boccassini. Parla uno dei più stretti collaboratori del giudice.
COSA DICE GIOVANNI PAPARCURI
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PALERMO“Per quello che ne so, il dottore Falcone amava la dottoressa Morvillo, ne era proprio innamoratissimo e ricambiato. Si vedeva da come si guardavano, da come si sfioravano, con la smania di cercarsi e di trovarsi. Il libro della dottoressa Boccassini con quei passaggi? Mi sembra una mancanza di rispetto. Poi, magari, sarò strano io”.

Giovanni Paparcuri è un uomo che porta sul corpo e nell’anima le ferite di una guerra combattuta dagli uomini giusti come lui. Giovanni, ‘Papa’ come lo chiamano ancora, c’era quando Rocco Chinnici perì con altri onesti e riportò cicatrici incancellabili. C’era con i giudici Falcone e Borsellino, quando lavoravano nel bunker senza guardare l’orologio. E quel bunkerino, grazie a lui e all’Anm, è stato ricostruito. C’era nella quotidianità di persone di carne e ossa che sarebbero diventate statue, loro malgrado.

“Ho letto le anticipazioni del libro della dottoressa Boccassini – dice Paparcuri – che è una persona che stimo tantissimo. Che lei fosse innamorata del dottore Falcone può essere, perché lo eravamo tutti. Ma il dottore Falcone aveva occhi soltanto per la signora Francesca, sì, mi scuso per il tono confidenziale, per la dottoressa Morvillo volevo dire. Hanno vissuto insieme e insieme sono morti”.

E’ fatto così, ‘Papa’. Sempre con la sacrosanta passione del rispetto. Sempre con una attenzione alle forme. Eppure, a quelle memorie potrebbe dare del tu.

Abbiamo letto sul ‘Corriere della Sera’, nella ricostruzione di Alfio Sciacca: “‘Cosa avrebbe riservato il destino a me e Giovanni, se non fosse morto così precocemente?’. Nel suo libro Ilda Boccassini si interroga e svela anche particolari inediti sul rapporto che la legava a Giovanni Falcone, il giudice istruttore che conobbe negli anni ‘80 e del quale, come una ragazzina di liceo, subito pensò ‘comunque è un figo’. Scrive del magistrato, ma anche dell’uomo e del fascino che lo circondava. ‘Me ne innamorai. È molto complicato per me parlarne. Sicuramente non si trattò dei sentimenti classici con cui siamo abituati a fare i conti nel corso della vita. No. Il mio sentimento era altro e più profondo, non prevedeva una condizione di vita quotidiana, il bisogno di vivere l’amore momento per momento. Ero innamorata della sua anima, della sua passione, della sua battaglia, che capivo essere più importante di tutto il resto. Sapevo di non poter condividere con lui un cinema o una gita in barca, pur desiderandolo, ma non ero gelosa della sua sfera privata, né poteva vacillare la mia. Temevo che quel sentimento potesse travolgermi. E così in effetti sarebbe stato, perché lo hanno ucciso’. E poi altri dettagli. Una notte in aereo ascoltando Gianna Nannini, una giornata al mare all’Addaura, per un tuffo: ‘…io pensai alla messa in piega appena fatta. Pensieri da donna che non mi fermarono e lo raggiunsi. Giovanni prima mi prese la mano, poi la lasciò e cominciammo a nuotare verso l’ignoto…'”.

“Ho letto anche io come dicevo – insiste Giovanni Paparcuri –. Non ce lo vedo il dottore Falcone abbracciato in aereo. Era un uomo molto serio nella sua immagine pubblica. E poi non gli piaceva Gianna Nannini. Ascoltava musica classica. Questo lo so per certo, perché la metteva, qualche volta, mentre lavorava. Io non voglio dare giudizi trancianti. Rispetto tutti i protagonisti di una storia dolorosa. Ma credo che quei passaggi possano rappresentare, involontariamente, una mancanza di attenzione. A cosa penso che ho la voce triste? Alla dottoressa Morvillo, sotto la pioggia che adesso sta cadendo, nel cimitero dei Rotoli”.


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