26 Agosto 2010, 13:20
3 min di lettura
“Con centomila, con nessuno o anche con uno soltanto”. Angelo Graci, il sindaco in esilio, deve avere imparato questo motto – parafrasando Pirandello e facendo del paradosso una virtù. Per il primo cittadino di Licata c’è il divieto di dimora nella sua città, un processo in corso con l’accusa di corruzione aggravata e, oggi, la consapevolezza di avere un solo “compagno” al fianco . Lui, però, è tranquillo ed è pronto a ribadire: non mi dimetto. Neppure adesso che, a sostenerlo, dei sei assessori di inizio mandato, ne è rimasto solo uno, il vice sindaco Giuseppe Mulè.
Giusto ieri la notizia ufficiale: altre due poltrone restano vuote. Scranno vacante per i lavori pubblici, con l’assessore Giovanni Giambra, che saluta l’amministrazione e per lo sport e spettacolo, diretto da Giuseppe Sanfilippo. E se Giambra puntualizza che la sua rinuncia è legata a motivi strettamente professionali, Sanfilippo rincara: “tutti i politici di alto rango hanno preso le distanze dall’amministrazione e tutte le forze politiche locali hanno fatto fronte al comune”. L’invito è esplicito: sindaco torna a casa, anche se, in questa circostanza, l’occorrenza è quanto mai implausibile. Graci a casa non può tornare, ed è proprio questo il nocciolo della questione.
La storia è lunga, risale ormai alla fine del 2009, quando a Graci e altri due suoi stretti collaboratori – l’assessore alla solidarietà sociale Tiziana Zirafi e il vice presidente del consiglio comunale, Nicolò Riccobene – finirono in manette: corruzione aggravata l’accusa. I tre avrebbero manomesso un appalto pubblico – in tema di spettacoli – favorendo un impresario – Carmelo Napolitano, anche lui finito in carcere – e intascando una tangente di un totale di 6.000 euro. Graci e gli altri tornano liberi – per le attenuanti generiche – e lui continua a fare il sindaco di Licata, ma da San Leone, località balnerare a due passi da Agrigento, ma a una trentina di chilometri dal comune licatese. L’opposizione politica entra in rivolta e poco dopo anche la maggioranza – Graci è di area An, ma è stato sostenuto dal Pdl e da altri partiti di centrodestra. Intraprende la querelle buona parte del popolo, che reclama la presenza tangibile del primo cittadino. Licata, con i suoi quasi 40.000 abitanti è uno dei comuni più popolosi dell’agrigentino.
Lì i problemi non mancano, in cima alla lista quello dei precari e dei cittadini meno abbienti, che nei mesi scorsi hanno fatto cordata al palazzo del comune, reclamando un interessamento concreto, da parte dell’amministrazione. “Il problema, però – come lamenta uno di loro – è che l’amministrazione non c’è, non, almeno, nei numeri previsti per una concreta governabilità”. A dicembre scorso si è sciolto il consiglio comunale e, da quel momento, a farne le veci è un commissario straordinario. Non basta, da allora è iniziato il carosello di dimissioni in giunta, culminato, ieri, con le ultime due defezioni, che fanno della vicenda di Licata un unicum a livello nazionale.
In testa a un comune solo due uomini: vice sindaco e sindaco, che, però, non può avvicinarsi alla città che governa. Gruppi politici e gente comune non trattengono l’indignazione: “ma senza una giunta che programmi e un consiglio comunale che approvi, come fa ad andare avanti un comune?”, si chiedono.
Dalla procura di Agrigento, i giudici che seguono il caso ci spiegano: “la legge italiana prevede che, con lo scioglimento del consiglio comunale, il sindaco decada. Lo statuto speciale della nostra regione, però, non ha assimilato questa normativa, per cui Graci, nella fattispecie, per ora può continuare ad amministrare”.
Della vicenda il sindaco esiliato non vuole parlarne con i giornalisti. Lo fa per prudenza, dice, e si limita a ripetere: “non mi sono tirato indietro per un dovere nei confronti dei cittadini licatesi, anche perché sono certo di poter spiegare tutto in giudizio”. Una svolta nella vicenda dovrebbero scriverla gli esiti del processo, che però è appena iniziato. La prossima udienza, si celebrerà a fine settembre. Qualcuno a Licata ironizza: “considerato che il sindaco è in carica da due anni e visti i tempi della giustizia italiana, potremo fare in tempo per la fine del suo mandato”.
Pubblicato il
26 Agosto 2010, 13:20