Liga, condanna a vent’anni| Assolti i due imprenditori

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12 Maggio 2012, 15:09

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“Io sono l’’Architetto. Ma sono vittima di un equivoco””. Giuseppe Liga uscì allo scoperto pochi giorni prima di essere arrestato. Due anni dopo l’intervista esclusiva pubblicata su S, i giudici cristallizzano oggi il suo ruolo di capomafia con una prima sentenza giudiziaria. Liga è stato condannato, a Palermo, a 20 anni e sei mesi di carcere per associazione mafiosa ed estorsione. Assolto invece dall’accusa di intestazione fittizia di beni. Per l’architetto ed ex dirigente del Movimento cristiano lavoratori, arrestato nel marzo 2010, l’’accusa aveva chiesto 27 anni.

Nello stesso procedimento, i giudici della terza sezione del Tribunale, presieduta da Fabrizio La Cascia, hanno assolto gli imprenditori Amedeo Sorvillo e Agostino Carollo dall’accusa di intestazione fittizia aggravata in relazione alla ditta Euteco, riconducibile a Liga. I pm Francesco Del Bene e Annamaria Picozzi avevano chiesto per loro quattro anni a testa. Concessi una serie di risarcimenti: 15mila euro ai commercianti costituitisi parte civile, 5 mila euro alle associazioni antiracket, 10 mila euro alla Provincia e al Comune di Palermo, 7.500 euro al Movimento cristiano lavoratori. La sua attività nel mondo della associazionismo lo ha messo in contatto con tanti personaggi politici. Dai leader della vecchia Dc all’attuale presidente della Regione, Raffaele Lombardo. Liga fu fotografato mentre arrivava a Palazzo d’Orleans. Il governatore, chiamato a testimoniare al processo, ha confermato l’incontro ma aggiunse che non poteva certo immaginare che il suo interlocutore fosse un boss. Allora era ancora un insospettabile professionista.

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Il suon nome salto’ fuori, per la prima volta, tra le carte che i poliziotti trovarono a Salvatore Lo Piccolo, il giorno dell’arresto del capomafia di San Lorenzo nel covo di Giardinello. Una valigetta piena di nomi e cifre. Fra queste era annotata una frase: “Architetto Liga 10.000”. Un anno dopo, nel 2008, un’intercettazione effettuata durante le indagini che portarono all’operazione Perseo dei carabinieri, chiari’ il suo ruolo. “A Tommaso Natale chi c’’è?”, chiedeva il boss di Bagheria Pino Scaduto a Giovanni Adelfio, Antonino Spera e Sandro Capizzi, gli uomini di Santa Maria di Gesù che facevano la conta dei capomafia per organizzare la nuova Cosa nostra. La risposta fu chiara: era l’architetto Liga il referente nel feudo che era stato dei Lo Piccolo.

Poi arrivarono le dichiarazioni di una sfilza di pentiti, fra cui Marcello Trapani, un tempo avvocato dei Lo Piccolo. Tutti lo descrivevano non solo come l’erede ma pure come la mente economica dei boss di San Lorenzo. Su questo fronte le indagini dei finanzieri del nucleo di Polizia valutaria, gli agenti che arrestarono Liga, sono ancora in corso. L’architetto e’ detenuto nel carcere di Opera e soffre di seri disturbi cardiaci.

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12 Maggio 2012, 15:09

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