L’imam contro il terrorismo| “Nostra condanna è netta”

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20 Novembre 2015, 19:18

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CATANIA – È già una notizia che la Comunità Islamica di Sicilia sia coinvolta nel calendario degli eventi per il centenario della Prima Guerra mondiale e per i duecento della fondazione dell’Arma dei carabinieri. Un chiaro segnale d’integrazione. E il momento di riflessione che si è tenuto oggi nella moschea di piazza Iolanda aggiunge valore a un evento che resterà negli annali. I fatti di Parigi sono ovviamente sullo sfondo e con loro le paure di attacchi terroristici anche sul territorio italiano. “La nostra condanna agli attentati è netta e inequivocabile”, dichiara l’imam Kheit Abdellafid. E spiega: “Il terrorismo non si combatte con i bombardamenti, ma con il dialogo e con politiche di solidarietà”.

L’appello degli islamici di Sicilia è chiaro e rilancia parole di pace. “Sbaglia la Francia ad aprire nuovi conflitti. Io non posso cantare la Marsigliese – sottolinea la guida religiosa dei musulmani catanesi – , è un inno che invoca la guerra. L’Islam ci obbliga, invece, a lanciare messaggi di conciliazione”. La coincidenza con la ricorrenza del Primo conflitto mondiale cade a pennello. “Si tratta di un’occasione per riflettere sul fatto che lo scoppio di un’eventuale guerra varrebbe già come una vittoria per i terroristi”. Parlando ai fedeli presenti in moschea, Abdellafied ha poi rievocato il monito di Benedetto XV che nel 1917 definì lo sforzo bellico “un’inutile strage”. Gli fa eco monsignor Gaetano Zito, vicario episcopale per la Cultura, che ha aggiunto: “Quella guerra fu davvero inutile e scoppiò per gli interessi di pochi, non sicuramente dei popoli, che invece l’hanno subita”.

“Gesù ci ha chiesto di essere operatori di pace affinché da lì si possa comprendere chi sono i veri figli di Dio”, ribadisce Zito. Parole che vogliono sottolineare come lo sforzo per il dialogo tra i credenti delle diverse confessioni sia un tratto essenziale della azione del cristiano. Intanto Giusy Brogna, voce dei Focolari, si è già messa al lavoro. Si muove con disinvoltura in moschea. Due volte a settimana è lì dentro, infatti, a offrire il servizio di doposcuola ai bambini della comunità. Anche Emiliano Abramo, membro di Sant’Egidio, è ormai di casa. “Ho grande piacere a venire qui, perché dentro ritrovo ogni volta tanti volti amici”.

È disteso il clima. In programma c’è anche un rinfresco offerto dai membri della Comunità.Non proprio tarallucci e vino, visto che l’Islam non ammette alcolici. Lo ricorda a tutti i presenti Alfredo Maiolese, ambasciatore dell’European Muslim League, che parlando degli attentatori di Parigi ha detto: “Non posso dire che non fossero islamici, ma il loro stile di vita fatti di droghe e alcol è vergognoso”. Intanto il generale dei carabinieri Antonio Pappalardo ribadisce: “Chi uccide in nome di Dio sappia che Allah lo sbatterà all’inferno”.

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La chiamata alla pace non resta tuttavia confinata alla moschea. L’Arcidiocesi di Catania, la Comunità Islamica di Sicilia, la Comunità di Sant’Egidio e il movimento dei Focalari hanno indetto un momento pubblico per pregare in ricordo delle vittime parigine e testimoniare la propria scelta a favore di una convivenza pacifica in nome di Dio in qualunque parte della terra. “Preghiamo per tutto il mondo – si legge in una nota –, uniti in un momento storico in cui soffia forte la terza guerra mondiale a pezzetti di cui parla Papa Francesco e in cui la pace è l’unica soluzione possibile per restare umani davanti al male di chi ha come strumento il terrore, le armi, le bombe e non sicuramente il nome di Dio bestemmiato per giustificare la guerra”.

 

 

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20 Novembre 2015, 19:18

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