14 Agosto 2015, 06:01
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CATANIA – Ammazzato per invidia. Nel quartiere San Giorgio gli amici di Sebastiano Fichera hanno voluto mandare un messaggio ai killer e ai mandanti dell’omicidio del piccolo boss. Hanno dedicato un murale alla memoria di Ianuzzu. Un ‘graffito’ che porta la firma della mafia da sette anni campeggia in uno slargo della zona dove il fedelissimo ‘picciotto’ del pentito Gaetano D’Aquino avrebbe concluso i suoi affari criminali. Era il 2008. Il 26 agosto in via Cairoli tre pallottole decretano la condanna a morte di un soldato -questo dicono le inchieste – del clan Sciuto Tigna.
Mancano pochi giorni al settimo anniversario di sangue e da Palazzo degli Elefanti arriva una sfida: il murale sarà cancellato. Quello che rappresenta per il vicesindaco Consoli uno ‘sfregio’ dovrebbe tornare una parete che appartiene alla città e non un omaggio a chi avrebbe scelto la malavita e il suo destino di morte.
Dietro al murale realizzato dopo l’assassinio di Sebastiano Fichera si cela un’agghiacciante pagina della mafia catanese intrisa di vendette e sangue. Una scia di omicidi si sussegue a quella del boss di San Giorgio. Un cane sciolto che avrebbe deciso, secondo le ricostruzioni del processo Revenge 3 in corso a Catania, di creare il suo piccolo podere di affari illeciti senza il ‘placet’ dei vertici del suo clan. E per la precisione senza dividere i proventi del traffico di droga e degli ‘extra’ agguantati da un politico in cerca di voti con i Tigna. Questo almeno quello che raccontano i pentiti ai magistrati della Dda di Catania. Avrebbe osato fare accordi con i Caratteddi (frangia dei Cappello) invece che bussare alla porta del padrino Biagio Sciuto che avrebbe ordinato la sua eliminazione. ‘U picciriddu’ meritava una lezione. E – come detto – non finisce con l’omicidio di Ianu questo capitolo di morte: la risposta arriva, e ha sempre il sapore acre del sangue.
Giacomo Spalletta, braccio destro di Sciuto, muore sotto i colpi delle pallottole. E per la Procura di Catania è uno dei killer del boss di San Giorgio. L’omicidio sarebbe stato pianificato per regolare i conti di quei colpi sparati in via Cairoli l’estate di sette anni fa. A mettere la firma nell’agguato sarebbe stato il freddo e spietato capomafia dei Caratteddi Sebastiano Lo Giudice, oggi al 41 bis. Il boss si presenta alla tomba di Fichera nemmeno un’ora dopo l’assassinio del soldato degli Sciuto Tigna. Per gli inquirenti che hanno piazzato il loro ‘grande fratello’ davanti alla lapide, il Carateddu è andato al cimitero per portare la notizia della morte di Spalletta alla vedova di Fichera.
E non solo mafia militare ma anche la vendetta di famiglia. Il padre del boss di San Giorgio avrebbe deciso di farsi giustizia da solo uccidendo chi avrebbe portato all’appuntamento con la morte il figlio. A Vaccarizzo cade in un agguato Mario Maugeri detto U Lintinisi. E per questo delitto c’è un processo in corso a Siracusa che vede alla sbarra proprio il papà di Sebastiano Fichera.
Ma non è finita: perché mentre nei prossimi mesi la Corte D’Assise deciderà se condannare Biagio Sciuto come mandante del delitto di Ianu, sul fronte investigativo è arrivata l’ordinanza del Gip nei confronti di Giuseppe Orestano accusato di essere la mano che ha premuto il grilletto della 7.65. L’apparato probatorio ha retto davanti aI Tribunale del Riesame che ha confermato le accuse.
Sette anni di indagini, processi e inchieste per imprimere la parola giustizia. Ma un’ombra ha macchiato questa azione: un murale che diventa l’urlo minaccioso del crimine. Catania non si piega alle vili intimidazioni della mafia. E non lascera’ vivere un monumento dedicato a un boss.
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14 Agosto 2015, 06:01