24 Gennaio 2020, 18:39
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PALERMO – L’impugnativa del taglio dei vitalizi porta con sè le reazioni dei deputati che si erano opposti all’accordo trovato attorno alla riduzione degli assegni per gli ex inquilini di Sala d’Ercole.
Prime fra tutte, l’impugnativa viene commentata da Angela Foti e Jose Marano. “Era lapalissiano – dicono – che questa legge non andava bene, specie per quanto riguarda il carattere di temporaneità, proprio quello che, soprattutto, ha determinato l’impugnativa e che noi abbiamo cercato di eliminare in tutti i modi con un emendamento ad hoc che non ha avuto fortuna”.
Le deputate adesso chiedono al presidente dell’Ars di portare in aula le misure correttive mentre guardano a Palazzo d’Orleans. “Ci piacerebbe sapere – affermano Marano e Foti – se il governo regionale deciderà di resistere all’impugnativa. In questo caso i siciliani sapranno che l’auspicio di Musumeci, di un taglio più robusto dei vitalizi, era un bluff. Nel frattempo da Miccichè vorremmo sapere qual è l’entità del mega risparmio realizzato con la legge, facendoci avere gli importi dei nuovi assegni, visto che finora li abbiamo chiesti agli uffici senza successo”.
“E’ brutto dire lo avevamo detto – commenta il capogruppo 5 Stelle, Giorgio Pasqua -, specie se a correre seri rischi sono i siciliani. Purtroppo, tutti i nostri appelli al buon senso si sono rivelati inutili. Evidentemente la voglia di salvare questo odioso privilegio è stata più forte di tutto: non solo tutti i partiti hanno operato per tagliare pochissimo e solo per 5 anni, ma ironia della sorte, sono riusciti pure ad aumentarsi le pensioni. Miccichè ora ha la possibilità di metterci una pezza, si cosparga il capo di cenere e porti urgentemente un nuovo testo decente in aula. I siciliani lo stanno guardando”.
Per Vincenzo Figuccia (Udc) “non ci voleva certo un economista per evidenziare come una limatura così supina su quelli che sono diventati veri e propri privilegi medievali, avrebbe incontrato il disappunto di Roma. Se la casta, con il compiacimento del Pd, pensava di aver tutelato sé stessa con una sforbiciata light, adesso è bene che si proceda celermente ad una revisione di quanto stabilito per portare un taglio da prefisso telefonico ad un taglio serio e corposo. La Sicilia, non dimentichiamolo, rischia ancora una decurtazione pari a 70 milioni di euro di trasferimenti dallo Stato che rappresenterebbero somme vitali da rendere in servizi ai siciliani”.
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24 Gennaio 2020, 18:39