07 Febbraio 2013, 14:36
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PALERMO – Un panino ci salverà? Non è così semplice, l’indice Big Mac è un calcolo economico: parliamo di indici non di panini. E l’indice Big Mac non perdona, decretando l’Italia come il paese più caro dell’Eurozona, dopo l’Estonia.
Andiamo con ordine: cos’è l’indice big mac?
Apparso per la prima volta nel 1986 sulla testata economica britannica The Economist, l’indice Big Mac è uno strumento di comparazione del potere di acquisto tra le diverse valute. Il costo del famoso panino della catena di fast food statunitense fa da ago della bilancia: presente quasi in tutto il mondo, è preparato con gli stessi ingredienti il panino si rivela un comodo aggregato di costi facile da desumere. Inoltre, ogni rivenditore ha un’ampia marginalità di movimento nella scelta del prezzo al pubblico in base alle tasse locali, livelli di competizione, e dazi sull’importazione.
La commistione di tutti questi elementi consente all’indice Big Mac di essere uno strumento prezioso di comparazione delle valute mondiali. Come si calcola? Semplificando un po’, per i non addetti ai lavori, basta dividere il costo di un panino in un dato paese (nella sua valuta) per il costo dello stesso in un altro paese (nella rispettiva moneta corrente). Il risultato ottenuto da’ il rapporto della parità di potere d’acquisto. Confrontando il rapporto con il tasso di cambio ufficiale tra le due monete si comprende se una voluta e sottovalutata o meno.
Il settimanale The Economist questa settimana ha puntato la sua lente d’ingrandimento sull’Europa calcolando l’indice Big Mac fra tutti i suoi diversi componenti. Risultato? Il panino in Italia è carissimo, costa ben 3,85 euro, contro i 3,64 della Germania o i 3,6 della Francia, o ancora i 3,4 dell’Austria. Il prezzo in due anni è lievitato del 20 per cento, ponendoci al secondo posto della classifica Big Mac. Al primo posto l’Estonia in pieno boom economico.
In Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna, paesi in forte crisi, in due anni il prezzo del celebre Big Mac è sceso, in Irlanda addirittura del 50 per cento . Il nostro paese rappresenta, invece, l’eccezione che conferma la regola. In paesi come la Germania e Austria, in piena crescita, il costo è sì salito, ma solo di un blando 10 per cento. Tutta colpa dell’inflazione, spiegano gli esperti, nello stivale, infatti, l’indice dei prezzi, dal 2011 ad oggi, è aumentato del 6 per cento.
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07 Febbraio 2013, 14:36