13 Settembre 2014, 10:01
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CATANIA – Parafrasando il titolo di un romanzo di Ercole Patti, uno dei più grandi scrittori siciliani del 900, preferiti da mia madre, ‘Un bellissimo novembre’, in quei giorni, quelli dell’autunno siciliano, quando trascolorano le foglie e il sole ancora tiepido gioca a nascondino tra i rami, mentre l’aria è tersa e ti senti felice…proprio in uno di quei giorni, qualche anno fa, passeggiavo per le vie di Palermo, nelle ore di pausa delle prove generali di uno spettacolo che sarebbe andato in scena al mitico Teatro Biondo, del quale curavo i costumi, mentre pensierosa passavo in rassegna i particolari di quei muti testimoni di un passato che ritorna attraverso l’opera teatrale, che attendevano, nella sartoria del teatro di essere indossati…all’improvviso appare, dinanzi a me, la meravigliosa opera architettonica del Basile che è il teatro Massimo Vittorio Emanuele, il più grande edificio teatrale lirico d’Italia, uno dei più grandi d’Europa…un fiore all’occhiello per la Sicilia come lo splendido Massimo Bellini di Catania ed il maestoso Vittorio Emanuele di Messina. Del resto, la Sicilia ha tanti bei teatri ed è molto ricca dal punto di vista artistico, per noi siciliani, espressione di tradizione e motivo di orgoglio.
Guardavo con interesse quella scalinata monumentale, le colonne corinzie fin sul frontone, quando mi accorsi che sull’architrave campeggiava una epigrafe che recitava: “L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita, vano delle scene è il diletto ove non miri a preparar l’avvenire”. Questa frase, attribuita al Verga….mi incuriosì e mi fece riflettere sul significato. Quindi, pensai, l’arte ha la capacità di rinnovare la vita di un popolo, di una cultura, attraverso la sua fruizione e attraverso l’educazione che la frequentazione costante favorisce. Attraversavo il centro storico e mi addentravo nei vicoletti caratteristici; notavo delle botteghe dove gli artigiani lavoravano incessantemente, cercando di insegnare le basi della loro arte ad una schiera di ragazzini schiamazzanti e disinteressati ‘cresciuti in strada’…mentre guardavo questa scena, pensavo che l’artigianato sarebbe una grande risorsa per la Sicilia e per i giovani in cerca di lavoro, ma sarebbero necessari degli incentivi, grazie ai quali gli artigiani potrebbero, finalmente, assumere tanti giovani apprendisti, dando continuità a delle forme d’arte, destinate, con il tempo, a sparire.
Anche l’arte, pensavo, contribuisce a creare cittadini migliori, giovani più responsabili…ma, come recita l’epigrafe sul frontone, un divertimento, in questo caso, uno spettacolo che non miri a preparare l’avvenire, inteso come crescita dell’individuo, rende l’arte “vana”e quindi priva della sua nobile funzione. “Rivelare la vita dei popoli e rinnovarne la vita”, questa frase scolpita su quel frontone sembra non toccare nessuno; le considerazioni che potremmo trarre da questa riflessione sono sotto gli occhi di tutti. E dunque, coloro che sostengono con i loro contributi la cultura, che nutre le menti e forma i giovani, ma che nutre anche tante famiglie di lavoratori che da tempo vivono in uno stato di semiprecarietà…riflettano! E a proposito dei beni culturali che caratterizzano la nostra bella terra, reperti archeologici di rara bellezza, penso alla bellissima Dea di Morgantina che ‘dorme’ tra le mura del Museo Archeologico di Aidone, dove è stata fortemente voluta per poi essere dimenticata. Chissà, forse avrebbero potuto lasciarla al Paul Getty Museum, dove interminabili code di visitatori scivolavano lentamente verso l’ingresso per restare a mirarla anche solo per qualche istante…ma la Dea, doveva tornare in Sicilia, nella sua Morgantina, ed io, ero molto felice di questo rientro… Purtroppo dopo i primi entusiasmi, non si è più parlato di questa meravigliosa statua scolpita da un discepolo di Fidia nel V secolo a.C, alla quale ho dedicato un evento al Grand Hotel Timeo, di Taormina per salutarne il rientro ed esaltarne il valore storico, e sottolineo, senza alcun contributo da parte delle Istituzioni, ma con la collaborazione di diversi imprenditori che, come me amano l’arte.
Ma voi, che gestite il potere, l’amate veramente questa Sicilia? E ancora, cari amministratori, le mie parole vorrebbero esortarvi al rinnovamento, perchè così come il teatro rinnova i popoli, cosi come avviene il cambiamento, la crescita, l’evoluzione nell’individuo, allo stesso modo bisogna rinnovare i vertici degli Enti, coloro che gestiscono le grandi macchine della cultura; bisogna instillare nuova linfa, forza ed entusiasmo per non lasciare affondare i teatri in un mare di indifferenza….quando penso in che stato di degrado assoluto si trova la nostra bellissima Sicilia, che al nord ci invidiano, mi assale un senso di angoscia….la penna con la quale scrivo scivola tra i fogli, appoggio la mano sulla fronte, seduta alla mia scrivania, dove solitamente scrivo e prendo appunti per le mie collezioni, in questa sera d’agosto nella mia bella Catania che amo, come amo l’arte nella sua espressione generale, sono certa che l’indifferenza verso i teatri determina il degrado di una terra e della sua gente. E per dirla come Garcia Lorca , “Un popolo che non aiuta e non favorisce il suo TEATRO, se non è morto, sta morendo…”A noi, a voi la scelta.
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13 Settembre 2014, 10:01