03 Maggio 2009, 10:24
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Silvio Berlusconi, uomo capace di mostrarsi alle telecamere con cinque signorine sedute sul ginocchio, non e’ certo un moralista: da uomo di mondo conosce la fragilita’ del pensiero umano e l’ingratitudine che a questa fragilita’ spesso si lega. Ma quando gli hanno detto che il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, pur di raggranellare qualche voto in piu’ alle “europee”, ha stretto alleanza con gruppi e partiti lontani dal Popolo della Liberta’, c’e’ rimasto veramente male: “Un infido”.
Una definizione pesante, quasi una sentenza. Lombardo, con il suo minuscolo Movimento per l’autonomia, e’ diventato presidente della Regione grazie ai voti del centrodestra. E da quando siede a palazzo d’Orleans non puo’ certo dire di non avere avuto liberta’ di movimento: cavalcando con astuzia le lacerazioni interne a Forza Italia, ha accuratamente evitato il confronto con l’Assemblea regionale – in un anno e’ stata approvata solo la riforma sanitaria – per dedicarsi anima e corpo alla costruzione di un sottogoverno che desse il massimo spazio ai suoi uomini. Ricordate quello che e’ successo con i dirigenti degli assessorati? Rase al suolo tutte le postazioni riconducibili al suo predecessore, quel reprobo di Toto’ Cuffaro, il Conquistador venuto da Catania si e’ impossessato in una sola notte di tutte le poltrone disponibili e ha modellato il potere burocratico – che in Sicilia conta, eccome – a sua immagine e somiglianza. Il riscontro di quanto valesse quella operazione si e’ avuto qualche settimana dopo, quando e’ esploso il conflitto con Carmelo Incardona, l’assessore responsabile della formazione professionale i cui corsi, quasi tutti inutili, costano alla regione piu’ di duecentocinquanta milioni l’anno. Lombardo non ha dovuto faticare un minuto per stringere all’angolo l’irrequieto Incardona: ci ha pensato direttamente Patrizia Monterosso, la piu’ fedele dei superburocrati, messa li’ proprio per controllare quella imponente macchina di soldi e clientele, e tutelare cosi’ – legittimamente, per carita’ – gli interessi politici e amministrativi del suo presidente.
Una donna di coraggio, la dottoressa Monterosso. Dopo avere sfidato e neutralizzato Incardona, ha fatto sentire l’odore del bastone – il bastone del comando, va da se’ – anche ad un altro assessore, Francesco Scoma. Il responsabile delle politiche per la Famiglia voleva ripartire a modo suo alcune somme disponibili, ma la dottoressa, dall’alto del suo potere burocratico, lo ha subito bloccato. Lui ha protestato, ma senza successo. Ormai il povero Scoma deve solo prendere atto che Patrizia Monterosso vale piu’ di un assessore. Anzi, piu’ di due assessori messi insieme.
Per un anno le cose, alla Regione, sono andate avanti cosi’, con questi metodi e con questo stile. Ma ora che Berlusconi ha finalmente scoperto che Lombardo non e’ piu’ un alleato fedele, cambiera’ qualcosa? L’uomo che, teoricamente, dovrebbe raddrizzare le gambe al cane e’ Pippo Castiglione, presidente della provincia di Catania ed eterno rivale di Lombardo. Dicono che l’hanno fatto coordinatore regionale del Pdl, assieme a Domenico Nania, ex An, proprio per controbilanciare, con parole e opere, lo strapotere del Governatore. Ma dicono anche che Castiglione e’ un coordinatore a tempo: una sorta di Sisto V destinato a rimanere sul trono giusto il tempo delle elezioni, e non un minuto di piu’, perche’ sara’ proprio il risultato elettorale a stabilire se nel partito pesa piu’ la corrente di Schifani e Alfano o quella di Micciche’.
Non solo. Dicono che Castiglione e’ espressione unitaria del partito, ma dicono anche che la nomina e’ stata fatta da Sandro Bondi e Ignazio La Russa senza il consenso pieno del terzo coordinatore, Denis Verdini, e di Gianfranco Fini. Sembrano le ultime cronache da Babele, insomma: chi dice la verita’?
Rene’ Girard, in un suo formidabile saggio sulle sofferenze di Giobbe, sostiene che nell’antica via degli empi la cosa piu’ difficile era distinguere proprio gli infedeli; perche’ tutti, indistintamente tutti, si sentivano cosi’ devoti a Dio da dare – spudoratamente, scandalosamente – lezioni di fedelta’ a Giobbe.
Nella nuova via degli empi, quella che da Catania si snoda fino a Palermo, succede la stessa cosa. C’e’ certamente un infedele ed e’ Lombardo. Ma quelli che oggi, dopo tante furbizie e negligenze, pretendono di dare a Lombardo lezioni di fedelta’, sono sicuri di non avere ingannato con i loro racconti il divino Cavaliere, signore e padrone del Popolo della Liberta’?
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03 Maggio 2009, 10:24