05 Giugno 2014, 06:05
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PALERMO – La gioia per la promozione del suo bambino si è trasformata in terrore nel giro di pochi minuti. Giuseppe Civiletto, 42 anni, l’infermiere del 118 pestato a sangue martedì sera aveva ancora in mano il regalo per suo figlio di otto anni: “Mi aveva detto che sarà promosso – racconta – e stavo conservando il dono nel magazzino al piano terra della palazzina in cui abito, tra piazza Santa Caterina e via Castello. Quando ho visto quel ragazzino per l’ennesima volta inveire contro il cane non ci ho visto più”. Ed è stato l’inizio di momenti terribili, che sarebbero terminati soltanto su un lettino dell’ospedale Civico.
“L’ho rimproverato – aggiunge – e lui me ne ha dette di tutti i colori. Subito dopo gli insulti mi ha minacciato e mi ha detto che avrebbe chiamato il padre. Io gli aveva solo chiesto di smetterla, di spostarsi in un’altra zona per evitare che il cane continuasse ad abbaiare”. Poi Civiletto ricorda due ombre. Quelle di due uomini armati di bastoni. “In quel tratto non c’è illuminazione pubblica. All’improvviso sono stato colpito da alcune pietre, poi queste due sagome mi sono venute incontro, con fare minaccioso. C’era buio, mi sono sentito confuso ed ero già ferito perché mi avevano lanciato dei sassi”.
L’infermiere del 118, in una serata che doveva essere come tante, tra le mura di casa e abbracciato dai suoi bambini e dalla moglie, si è ritrovato a terra, sanguinante. “Non hanno smesso nemmeno a quel punto, anzi. Il ragazzino, che ha circa tredici anni, ha contribuito notevolmente all’aggressione, posso dire che è stato proprio lui a spaccarmi quasi la testa, accanendosi contro di me”. Pura violenza insomma, che sarebbe continuata per almeno dieci minuti. “Sì – prosegue il 42enne – un pestaggio in piena regola. Una spedizione punitiva. Il mio peccato sarebbe stato quello di avere rimproverato il ragazzino, che sia io che i vicini sorprendiamo frequentemente mentre compie atti di vandalismo con gli amici. Il comportamento nei confronti del cane è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma non credevo che sarebbe arrivato a questo punto”.
Civiletto, sotto i colpi dei bastoni ha perso conoscenza. “Da quel momento in poi non ricordo molto. Ho temuto davvero per la mia vita e per la mia famiglia. E il fatto che un tredicenne venisse incoraggiato dagli adulti a colpirmi fisicamente, oggi, mi sconcerta. Insieme alla scuola, è la famiglia a fornire gli strumenti essenziali per convivere nel rispetto e nella civiltà. Invece in alcune zone della città si vive in contesti assurdi, dove chi è civile viene considerato stupido. Una nota piacevole però c’è. Sono grato a chi abita nel mio palazzo per avermi aiutato, in molti sono scesi in strada per darmi una mano. Gli aggressori erano già scapapti, ma ringrazio davvero tutti coloro che hanno provato a difendermi”.
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05 Giugno 2014, 06:05