02 Agosto 2017, 16:57
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CATANIA – Dal volgare fiorentino alle inflessioni del dialetto siciliano, passando infine alla morale, sempre attuale, del mondo raccontato da Dante nella celeberrima Divina Commedia. C’è questo e anche di più nell’Infernu di Tommaso Cannizzaro, spettacolo per la regia di Berta Ceglie che debutterà nello scenario delle Gole dell’Alcantara la sera di venerdì 11 agosto per poi intraprendere una tournee siciliana. Si tratta di una rappresentazione inedita e in “salsa sicula” della Divina Commedia di Dante Alighieri. Il testo, adattato al teatro da Antonio Luca Cuddè, è quello della traduzione dell’Inferno di Dante elaborata nei primi del ‘900 dal letterato messinese Cannizzaro. I dettagli dello spettacolo sono stati illustrati quest’oggi nel Palazzo dell’Esa di Catania alla presenza di molti attori dello spettacolo e di Berta Ceglie che nella doppia veste di regista e attrice interpreterà il ruolo di Dante.
“Sarà uno spettacolo particolare e al femminile. Il mio Dante è femmina. Volevo misurare questa poesia nelle corde di una donna”- ha affermato Ceglie. E la vocazione dello spettacolo non poteva che richiamare le linee guida tracciate da Dante nella Divina Commedia. “Se ci fermassimo ogni tanto – ha continuato la regista – ad ascoltare e percepire il messaggio che ci gira intorno, forse non saremmo stati preda o artefici della tentazione o dell’inganno. Tutto quello che abbiamo non è secondo me un caso, il nostro percorso qui ha un senso”. Un’opera unica al mondo che il genio fiorentino ha lasciato all’umanità. “E’ la massima opera letteraria a mio parere – dice Ceglie – che serve a tutti noi, perché l’insegnamento che ci è stato dato, quello di ricongiungersi con la propria spiritualità, con Dio: è un messaggio di fede costante. I concetti sono chiari: è la strada che dovremmo seguire tutti. Rileggere Dante credo faccia bene anche per l’equilibrio comportamentale”.
E inedito sarà soprattutto lo scenario dove verrà allestito lo spettacolo. “È uno dei gioielli della nostra terra, una location di altissimo livello perché consente di avere tutto all’interno: dall’inferno al paradiso e l’infinito. La natura lì è dominante. E riesce a trasmettere un’energia fortissima”, ha concluso la regista. Infernu alle gole dell’Alcantara è destinato dunque ad attirare molto pubblico.
Protagonisti de l’Infernu saranno, oltre alla Ceglie nei panni di Alighieri, gli attori Camillo Sanguedolce (Caronte, Brunetto Latini), Tecla Guzzardi (Francesca), Elmo Ler (Farinata), Antonio Marino (Ulisse), Sebastiano Mancuso (Conte Ugolino). La figura di Virgilio sarà resa in scena dal mimo Rosario Vasile con la voce fuori campo di Giovanni Anzalone. Lo spettacolo sarà arricchito dagli interventi della Compagnia City Ballet (Tecla Guzzardi, Chiara Coco, Giulia Bertino e Michelangela Cristaldi), e della Compagnia Anima Ignis, manipolatori del fuoco. I costumi, elaborati da Mabest, sono di Gabriella Ferrera, i movimenti scenici di Sergio Platania e gli effetti sonori di Sergio Greco.
A dare linfa allo spettacolo saranno anche le coreografie curate da Sergio Platania della compagnia catanese City Ballet. “Si baseranno – ha detto – su movimenti naturali che richiamano l’acqua che scorre lungo le gole. Natura dentro la natura, è questo che abbiamo voluto ricreare. Un palcoscenico naturale dove le coreografie messe in scena dai dannati dell’inferno, dai golosi, agli iracondi ai serpenti evocheranno questa naturalezza”, ha concluso Platania.
La versione teatrale della trasposizione siciliana dell’Infernu di Dante è stata ideata da Cuddè, come detto sopra, che ha cercato di “rendere il testo tradotto da Cannizzaro fruibile, non da semplice lettura, per gli occhi, le orecchie e perché no, anche con il pubblico”, ha spiegato oggi. “Il lavoro di adattamento – ha proseguito Cuddè – è stato improntato a quella che considero una missione culturale, prima che artistica, diretta al pubblico di oggi, avvezzo ai social network. Un pubblico che conosce la Divina Commedia, ma, forse, non la sente propria e considera il poema dantesco una vetta lontana, irraggiungibile, di perfezione. Il dialetto, insomma, in tempi di analfabeti funzionali, consente non soltanto di colorare un testo di incommensurabile valore artistico, qual è la Divina Commedia, ma anche di far comprendere l’incomprensibile”.
La rappresentazione è promossa dal Centro Cultura Mediterranea e prodotta con il contributo di Regione, Comune di Motta Camastra, Parco Fluviale dell’Alcantara, Associazione albergatori di Taormina e aziende come Video Bank, che è anche partner tecnologico. Lo spettacolo debutterà nel magnifico scenario delle Gole dell’Alcantara venerdì 11 agosto a partire dalle 20,45 e sarà replicato anche nei due giorni successivi. Ogni sera si svolgeranno tre rappresentazioni, con gli spettatori, che, a gruppi di duecento, saranno fatti scendere sul fondo del fiume, dove, alla luce di torce e fuochi, lo spettacolo sarà messo in scena.
A presentare lo spettacolo, oggi c’era anche l’assessore al Turismo Anthony Barbagallo che ha sottolineato come “l’Infernu sia una di quelle rappresentazioni di grande richiamo che possono valorizzare ancor di più alcuni luoghi magici della Sicilia. Il turismo siciliano viene alimentato dai miti e davvero la nostra terra può vantare tanti luoghi di leggendaria bellezza. Questo spettacolo, che si avvale del contributo di giocolieri del fuoco oltre che di attori, può dunque creare in varie location altissimi momenti di suggestione”, ha concluso l’assessore.
Al termine della conferenza stampa si è svolto il convegno tenuto dal professore Salvatore Riolo del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università etnea allo scopo di mettere in luce le numerose caratteristiche della figura di Cannizzaro e delle sue opere. “Visse una vita ritirata, era più conosciuto all’estero. La sua massima di vita era: ‘Vivi ritirato e diffondi le tue opere’”. Cannizzaro, l’autore messinese vissuto tra il 1838 e il 192, diede alle stampe nel 1904 la sua traduzione della Divina Commedia. “Ha il grande merito – ha ribadito Riolo – di avere tradotto integralmente per primo, l’opera di Dante in dialetto siciliano. Si tratta di una traduzione fedele e al tempo stesso bella, dove l’autore ha trovato una giusta via di mezzo tra le due cose. Credo che noi siciliani dobbiamo essere fieri e orgogliosi di questo autore”.
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