L'intercettazione, la trazzera, il voto | Così è resuscitato Crocetta - Live Sicilia

L’intercettazione, la trazzera, il voto | Così è resuscitato Crocetta

Il governatore è uscito rafforzato dal suo mese più buio. La vicenda dell'intercettazione smentita gli ha offerto un assist per far dimenticare le ombre del cerchio magico. E la minaccia grillina ha fatto passare  alla maggioranza le già scarse voglie di elezioni anticipate.

PALERMO – Sembra trascorsa un’era da quei caldissimi giorni in cui, come scriveva sui social Antonello Cracolici, sembrava “ineluttabile che alla Regione Siciliana” stessero “per spegnersi le luci”. Un mese è passato da allora, con giorni caldissimi e assai complicati. Ma alla fine, le luci di Palazzo d’Orleans sono rimaste bene accese. E un presidente che appariva ormai politicamente alla frutta, è miracolosamente risuscitato. E a compiere il miracolo su Crocetta-Lazzaro sono stati paradossalmente un paio di eventi che avrebbero in teoria potuto danneggiarlo.

Dopo le dimissioni a raffica dei tre assessori, con l’ultima uscita di scena, quella di Lucia Borsellino, che aveva inferto un durissimo colpo alla già più che consumata credibilità del governo, era davvero sembrato che la legislatura potesse avvicinarsi al termine. Dentro il Pd si parlava con insistenza di voto anticipato. Crocetta vacillava, come mai prima. Finché non è arrivato il giorno de L’Espresso. La famosa intercettazione poi smentita a più riprese dai magistrati, ha fatto precipitare il governatore all’inferno per un giorno, dando l’impressione che la sua avventura fosse ormai giunta alla fine. Politicamente, si intende. Ma è bene precisarlo viste ormai le ben note dichiarazioni a caldo di Crocetta sui suoi intenti suicidi – per fortuna abbandonati – nel giorno più buio della sua esperienza a Palazzo d’Orleans.

E invece, la vicenda legata alla famosa frase che Matteo Tutino nega di aver mai pronunciato e che per gli inquirenti non risulta agli atti, ha finito per capovolgere le cose. E rafforzare Crocetta, permettendogli di uscire dall’angolo nelle vesti di martire. Il trambusto mediatico legato all’articolo de L’Espresso, infatti, ha distratto l’attenzione dalle altre intercettazioni, quelle mai contestate, da cui emergeva un quadro di commistioni tra politica e sanità devastante per l’immagine del così detto “cerchio magico” del presidente. Di quello, ormai, nessuno o quasi fa menzione. Tutto è stato archiviato, tutto spazzato sotto il tappeto. Come il ricordo di Lucia Borsellino, prontamente sostituita con un uomo di punta del Partito democratico. Tutto a vantaggio di Rosario Crocetta, il risuscitato della politica.

Già, il Pd. Dove per giorni è risuonata l’eco dell’al voto, al voto. Anche lì, tutto archiviato. Avanti tutta sulle riforme, a braccetto con l’Udc, e per carità, non si mettano scadenze alla legislatura. L’epilogo migliore per i deputati democratici e della maggioranza tutta, che di togliere il disturbo non sembravano avere affatto voglia. Solo Fabrizio Ferrandelli ha lasciato Palazzo dei Normanni. Gli altri, già tutt’altro che propensi a chiudere anzi tempo la legislatura, hanno probabilmente rafforzato i propri propositi di permanenza anche alla luce del dossier trazzera.

Che i grillini godessero di un forte consenso, complici i disastri della maggioranza, era noto. Che i 5 Stelle avrebbero potuto travolgere il centrosinistra in Sicilia alle urne era più che uno spauracchio. La mossa mediatica della trazzera di Caltavuturo, al di là dell’effettiva portata dell’opera, ha indubbiamente trovato un forte consenso nell’opinione pubblica. E come sintetizzava lo stesso Davide Faraone: “L’immobilismo a cui ci ha condannato questa esperienza di governo in Sicilia, rischia di far passare il messaggio ‘i grillini fanno le strade, loro fanno riunioni’”. A quel punto, le puntate su una valanga grillina in caso di voto anticipato sono state sospese per eccesso di rialzo. E alla maggioranza, anche ai più riottosi, non è rimasto che andare avanti. Allungando la vita politica di Crocetta e della legislatura.

Il risultato è quello di un governatore uscito paradossalmente rafforzato dal suo mese più buio. Non nel gradimento dell’opinione pubblica, cosa per la quale ci vorrebbero ben altri miracoli. Ma di certo nei rapporti di forza all’interno del Palazzo. Un Crocetta ringalluzzito, quello che l’altroieri ha attaccato frontalmente sull’acqua pubblica il sua assessore al ramo Vania Contrafatto, che poi è emanazione di quello che il governatore da tempo considera il nemico numero uno, cioè Faraone.

Uscito quasi indenne dalle agitatissime acque di luglio, Crocetta riprende la navigazione forte dell’inedito attivismo dell’Ars, che si è messa a votare leggi a raffica quasi a voler recuperare i tre anni perduti, e del sostegno dei partiti, che dopo aver fatto a lungo la voce grossa, oggi appaiono come quei giocatori di poker il cui bluff è stato ormai scoperto. Ed è facile immaginare che la prossima prova di forza del governatore si avrà con la nomina ad assessore di quell’Antonio Fiumefreddo che un anno fa il Pd costrinse alle dimissioni dopo soli quattro giorni. Ma stavolta sembra proprio che i democratici dovranno ingoiare il rospo della nomina. Un altro segno della miracolosa resurrezione di Lazzaro Crocetta.

 


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