26 Maggio 2016, 15:33
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SIRACUSA – “Mancano gli elementi costitutivi di reato”, e ancora, “crediamo che i magistrati abbiano tutte le coordinate per poter decidere serenamente di archiviare”. Così l’avvocato catanese di Ivan Lo Bello, Carmelo Peluso, dopo l’interrogatorio del vicepresidente di Confndustria, a Potenza, nell’ambito dell’inchiesta petrolio. Lo Bello, indagato per associazione a delinquere e traffico di influenze illecite nell’ambito del filone siciliano dell’inchiesta sul Centro oli di Viggiano, è stato sentito per due ore dai magistrati Francesco Basentini e Laura Triassi, alla presenza pure del capo della Mobile potentina, Carlo Pagano. Prima di lui sono stati sentiti in qualità di persone informate sui fatti il contrammiraglio Giuseppe Berutti Bergotto e il manager Fabrizio Vinaccia).
Lo Bello, secondo i magistrati, avrebbe avuto un ruolo negli affari di Gianluca Gemelli legati allo stoccaggio ad Augusta del petrolio estratto in Basilicata: avrebbe fatto pressioni sul ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, per la conferma di Alberto Cozzo al vertice dell’autorità portuale; conferma che avrebbe agevolato gli affari del gruppo di indagati, tra cui lo stesso Lo Bello. Nel mirino, dunque, anche la telefonata intercettata dalla Mobile di Potenza in cui Lo Bello e Gemelli parlano dell’acquisto di un terreno alle spalle del pontile a cui miravano gli indagati: area con decine di serbatoi sotterranei per lo stoccaggio del greggio, di proprietà della Marina militare. “Nel merito non desidero entrare perché ritengo che sia meglio tenere la cosa ancora nella disponibilità dei magistrati esclusivamente”, ha esordito Peluso. Che però ha proseguito: “Lo Bello ha risposto perfettamente a tutte le domande che gli sono state rivolte, dando una adeguata spiegazione riguardo a tutto quello che gli è stato chiesto. Lui ha agito sempre per fini istituzionali – ha spiegato Peluso parlando della nomina di Cozzo a commissario dell’autorità portuale di Augusta – e ritenendo di fare una cosa assolutamente corretta. Bisogna tenere presente – ha precisato ancora – che questa vicenda era stata decisa già dal ministro prima ancora che lui potesse parlargliene. E indipendentemente da lui. Scelte del ministro autonome e non dettate dalla necessità di accedere a sue stimolazioni”. Il riferimento qui è al colloquio tra Delrio e Lo Bello che, anche secondo quanto riferito martedì ai magistrati dallo stesso ministro, si sarebbe svolto un giorno di novembre del 2014, ma al pomeriggio, mentre la decisione del ministro era già avvenuta al mattino.
“Lo Bello ha tenuto a dichiarare che tra lui e il signor Gemelli, in riferimento alle vicende relative al porto di Augusta, non c’era nessun tipo di accordo, società occulta, o altro genere di cose – ha aggiunto il legale -. Non c’è alcun tipo di attività tra questo signor Gemelli e Ivan Lo Bello, nessun coinvolgimento di nessun tipo”. Questo punto sarebbe determinante ai fini dell’inchiesta: l’inesistenza di una società per lo stoccaggio del petrolio che accomuni Lo Bello a Gemelli. Ma questo rende ancora più importante la telefonata, intercettata nell’ottobre del 2014 dalla Mobile di Potenza e contenuta nell’informativa chiave dell’intera vicenda, dove i due parlano dell’acquisto di un terreno proprio alle spalle del pontile strategico sulla rada i Augusta e di fianco ai serbatoi sotterranei. “Su questo – ha spiegato il legale di Lo Bello – il mio assistito ha dato dei chiarimenti che in questo momento sono oggetto di verifica. Ritengo sia giusto e corretto che rimanga prerogativa della magistratura occuparsi di questo particolare episodio. Noi siamo tranquillissimi anche su questo aspetto”.
Questa la considerazione generale di Peluso sui reati contestati al vicepresidente di Confindustria: “Mancano gli elementi costitutivi. Non c’è stata alcuna promessa di denaro, nessun vantaggio. Noi auspichiamo che la questione sia praticamente risolta”. Nessuna memoria difensiva verrà, dunque, presentata nei prossimi giorni: “Non riteniamo allo stato di aggiungere alcunché a quello che ha detto Lo Bello, perché riteniamo che i magistrati abbiano tutte le coordinate per poter decidere serenamente anche di archiviare”. Infine, una battuta anche sull’ipotesi che in questo momento sia in corso un procedimento disciplinare interno a Confindustria nei confronti di Lo Bello: “Che io sappia non c’è nulla di tutto ciò”, sono state le parole di Peluso. “La vicenda è così banale e ridicola – ha concluso – che ritengo non meriti alcuna attenzione di questo tipo”.
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26 Maggio 2016, 15:33