15 Ottobre 2014, 17:07
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PALERMO – Studiavano le abitudini delle loro vittime, le pedinavano e facevano loro i “conti in tasca”. Andavano sempre a colpo sicuro i rapinatori che si fingevano finanzieri per assaltare le abitazioni di facoltosi imprenditori del Trapanese e del Palermitano. Le indagini hanno infatti svelato i piani strategici della banda arrestata oggi dalla squadra mobile di Palermo, che ha potuto accertare come il commando fosse bene organizzato.
Ogni colpo veniva preparato nel dettaglio e quando veniva dato il via, i malviventi indossavano le false divise da finanzieri, collocavano il lampeggiante sulle loro auto, si munivano di pistole e tesserini e partivano verso l’abitazione della vittima designata. Subito dopo aver bussato, mettevano in scena una perquisizione. Soltanto dopo qualche minuto, l’imprenditore di turno si rendeva conto di essere finito in trappola: veniva immobilizzato con la sua famiglia, sequestrato in una stanza e i rapinatori si impossessavano di soldi e gioielli.
Ad eseguire gli ordini di Giovanni Beone erano Luigi Verdone, Giuseppe Marrone, Antonio Patti e Giuseppe Vittorio Amato. Il primo, infatti, viene considerato dagli investigatori il capo dell’organizzazione criminale. Sarebbe stato proprio Beone, arrestato lo scorso giugno nella maxi operazione antimafia “Apocalisse”, a impartire le direttive e ad affidare i vari compiti ai complici. Così sarebbe stato prima di ogni colpo, compreso quello di Erice ai danni dell’imprenditore Michele Grammatico, in seguito al quale la banda era stata colta in flagrante.
Prima dell’arresto del 2012, Beone percepiva ancora una pensione di invalidità civile. Ma tra i cinque finiti in manette, tutti pluripregiudicati, c’è un altro elemento di spicco: Luigi Verdone, bidello presso la scuola elementare Leonardo Sciascia dello Zen e con precedenti per rapina. Esperto in lavori di muratura presso gli istituti bancari, era il finto finanziere che, la maggior parte delle volte, teneva in pugno le vittime minacciandole con una pistola, mentre il resto della banda passava al setaccio le abitazioni. Giuseppe Marrone, invece, di giorno faceva l’elettricista e di notte indossava la falsa divisa da militare delle Fiamme gialle. Patti e Amato – quest’ultimo era soprannominato dai complici “l’orbo” – sono disoccupati.
Una banda che seguiva le proprie vittime in modo maniacale e che aveva già pianificato altri tre colpi, sventati dalla polizia durante le indagini. In base a quanto hanno accertato gli investigatori, i rapinatori avevano nel mirino il titolare di una ditta di movimento terra, un gioielliere e un imprenditore del settore catering. Durante il blitz tutto il materiale utilizzato dal commando è stato sequestrato: si tratta di divise e pettorine della guardia di finanza, guanti, pistole caricate a salve, tesserini falsificati in ogni dettaglio, lampeggianti ed anche finti mandati di perquisizione.
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15 Ottobre 2014, 17:07