10 Ottobre 2013, 20:16
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ROMA – “Antonio Ingroia se non ci fosse bisognerebbe inventarlo”; il giuramento da avvocato “l’avrà anche letto, ma non deve averlo compreso pienamente”. Cosi’ l’Unione delle Camere penali sull’ex pm di Palermo che, dopo aver giurato come avvocato, ha dichiarato che non difenderà mai mafiosi e corrotti. Ingroia “si eserciterà come difensore in casi di furto di merendine, omessa custodia di animali, abigeato (ma non in Sicilia), esercizio abusivo dei mestieri girovaghi, per il resto nisba” ironizzano i penalisti, che attribuiscono all’ex toga “un tocco magico che rende chiare e semplici le cose complicate: da magistrato, per dare una mano a risolvere l’intricato nodo tra giustizia e politica, si è messo a fare i comizi con la toga ancora indosso e, visto che c’era, ha pure fondato un partito. Perse le elezioni, dopo aver addebitato il fallimento agli sfottò di Crozza, ha deciso, tanto per dare una mano alla immagine di imparzialità della magistratura, di tornare a fare il giudice, ma non ad Aosta, non sufficientemente cool (nonostante il clima) per un investigatore come lui. Poi è entrato rumorosamente nei ranghi dell’avvocatura, iniziando l’esercizio della professione prima ancora di prestare giuramento”. Infine, conclude la nota, “se ne esce con queste frasi amene, facendo comprendere meglio di qualsiasi manuale che l’ingresso dei magistrati nei ranghi dell’avvocatura non può essere automatico ma deve passare attraverso un esame che accerti la condivisione da parte dell’aspirante di quei principi di libertà, autonomia ed indipendenza senza i quali non si è avvocati”.
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10 Ottobre 2013, 20:16