17 Aprile 2013, 18:46
2 min di lettura
L’infernale crisi economica regala alla Sicilia un primato tragico e cioè, quello d’avere le quote ore maggiori di cassintegrati ed è questo un modo per pagare il lavoro che non c’è. Come tutti sanno i cassaintegrati, ricevono uno stipendio ridotto per bighellonare coattamente, sempre che qualche fortunato non riesca a racimolare un secondo lavoro, per dir così, pagato ovviamente in nero; perché chi mai assumerebbe un cassaintegrato? Questo circolo vizioso, permette alla crisi economica, di stagnare e produrre marcio su marcio, infatti i dati vanno letti in modo più ampio, ad esempio assieme a quelli sulla disoccupazione, che è la più alta d’Italia.
Come sempre, a stortura s’aggiunge stortura e così, scoprire che vengono istituiti dalla Regione, dei corsi di formazione obbligatoria per 1.700 lavoratori siciliani (cassaintegrati in deroga), per aiutarli nella ricerca d’un nuovo lavoro, invece di tranquillizzarci, ci preoccupa. 2,3 milioni di euro di fondi europei, per finanziare questi corsi. Con queste cifre, invece di finanziare idee imprenditoriali o aiutare le aziende in difficoltà, che non riescono ad accedere ai prestiti bancari, si sceglie di finanziare l’ennesimo carrozzone. Tutti in carrozza quindi! Ma la carrozza costa! Ed il costo si misura in termini sociali, perché quello che si vuole additare non è il finanziamento di per sé di questi corsi, anzi, ben vengano se davvero riescono a risolvere le gravi situazioni lavorative di uomini e donne attanagliati dalla crisi, il fatto, è che queste scelte, indicano la mancanza di una visione politica, che non può limitarsi solo ad annunciare rivoluzioni, ma dovrebbe tentare di mettere sul piatto politiche nuove e magari più coraggiose.
Assumersi la responsabilità anche di scelte che in prima battuta possano sembrare impopolari, ma che nel lungo periodo, potrebbero rivelarsi vincenti per abbattere quella penuria di lavoro che strangola l’Isola. Quando in una famiglia, causa tempi cupi, i soldi diminuiscono, con quelli che rimangono, si tenta di fare oculati investimenti, insomma, non si continua di certo, con lo sperpero indistinto. A maggior ragione, un governo, dovrebbe preoccuparsi di offrire alle persone, una prospettiva, perché il tappabuco momentaneo, non produce altro che uno stato di emergenza perpetuo che per l’appunto a marcio mette sopra altro marcio, fino ad affondare qualsiasi possibilità di futuro. La politica ha così il dovere d’essere la portabandiera del futuro, ha la necessità di essere la guida illuminata degli uomini civili, nei tempi più bui e non può perciò, limitarsi ad additare il sole, come risoluzione del problema di mancanza d’elettricità. Il governatore Crocetta, ha dalla sua, una potenza d’immagine tale, da consentirgli di fare scelte politiche “spericolate”. Lo potrà fare, perché è ancora all’inizio del suo governo, se non perderà ancora tempo a specchiarsi come la regina di Biancaneve.
Pubblicato il
17 Aprile 2013, 18:46