L’Isola marcisce tra i rifiuti | Ma puzza “a convenienza”

di

05 Gennaio 2018, 13:18

3 min di lettura

“Le Regioni che non hanno chiuso il ciclo dei rifiuti non pensino che portarli fuori dal loro territorio sia una soluzione strutturale”. Considerazione decisamente ovvia. Ora ci si mette pure il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti a sferrare calci sulla bomba atomica dei rifiuti siciliani – probabilmente tra poco forzatamente in giro per il mondo – a fronte della condizione delle discariche ormai stra-sature. A ricordarci, speriamo di sbagliarci, che in questo Paese più che i problemi dei cittadini contano le appartenenze: sei un governatore di Regione della mia stessa parte politica? Bene, ti aiuto. Non lo sei? Ti faccio capire, prima che ti metta strane idee in testa su possibili collaborazioni istituzionali, che devi arrangiarti.

Perché Galletti non è intervenuto quando era già chiaro financo ai bambini che sui rifiuti la Sicilia stava entrando in un tunnel buio e gelido privo di via d’uscita? Al contempo, sempre a proposito di immondizia, destano parecchie perplessità alcune severe prese di posizione di esponenti dell’odierna opposizione decisi evidentemente ad accendere subito, ad appena due mesi dalle elezioni, la miccia delle ostilità di rito con chi governa. Se parliamo del Movimento 5Stelle ci può stare perché era all’opposizione anche durante la nefasta stagione crocettiana; se lo fa il PD verrebbe da scompisciarsi dalle risate se non fosse che non c’è niente da ridere. Il PD per cinque anni (limitiamoci alla trascorsa legislatura) ha sostenuto per ragioni di poltrona, con periodiche sceneggiate che sembravano il preludio di una resa dei conti all’ultimo sangue, i quattro inconcludenti governi di Rosario Crocetta senza mai manifestare la medesima indignazione per la totale assenza di Palazzo d’Orleans – e dell’Ars – dinanzi alla catastrofe “munnizzara” imminente.

Articoli Correlati

Per carità, la cattiva politica ha nei decenni fatto affidamento sulla memoria corta degli elettori, però adesso stiamo esagerando. I segnali d’allarme sono rimasti irresponsabilmente inascoltati da governanti e deputati. Sono stati inutilmente accesi fari accecanti sugli affari d’oro delle discariche private e sul noto coinvolgimento della mafia – così come per l’acqua che si disperde per la fatiscente rete idrica esistente – ben felice della mancanza di una strutturale politica regionale in materia di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Esprimeremo liberamente le critiche del caso se entro un anno non giungeranno dal presidente Nello Musumeci, e dal suo governo, tangibili segnali di una generale inversione di tendenza. Fino a quel momento occorre che le forze politiche rappresentate all’Ars – nel pieno rispetto delle diverse funzioni determinate dal voto degli elettori – diano insieme una mano per affrontare le mille questioni irrisolte in cui da troppo tempo la Sicilia sta marcendo.

Non abbiamo a che fare con l’ordinaria amministrazione, ma con la tragica straordinarietà di molteplici emergenze colpevolmente incancrenitesi. E’ giunta l’ora, se sopravvive una classe politica seria, di una corale assunzione di responsabilità abbandonando le squallide trattative su accordi sottobanco, distribuzione di ruoli, assegnazioni di incarichi e prebende, sulla bassa spartizione del potere. Ora basta. La gente è esausta, le giovani generazioni, le famiglie, le imprese sono esauste e attendono di intravedere un po’ di luce. Se non accadrà vorrà dire che chi siede nelle istituzioni sta intascando immeritatamente laute indennità con denaro pubblico e sta mortificando, ancora una volta, bisogni, diritti e speranze. Imperdonabile!

Pubblicato il

05 Gennaio 2018, 13:18

Condividi sui social